«Cercano colpevoli nelle Rsa Dovevano aiutarle prima»
Cles. Michela è un’operatrice socio sanitaria. Lavora all’Apsp “Santa Maria” di Cles e in questi mesi ha vissuto in prima linea la preoccupazione e lo spaesamento di fronte a un nemico sconosciuto e...
Cles. Michela è un’operatrice socio sanitaria. Lavora all’Apsp “Santa Maria” di Cles e in questi mesi ha vissuto in prima linea la preoccupazione e lo spaesamento di fronte a un nemico sconosciuto e invisibile, la fatica nel provare a difendere gli altri e se stessi da qualcosa di più grande di noi. Ma anche la speranza di chi il virus l’ha sconfitto, la riconoscenza, gli abbracci a distanza e i sorrisi con gli occhi.
Con un po’ di tristezza e rammarico, però, in questi giorni ha letto alcuni articoli riguardanti le strutture in cui anche lei opera. «In questi ultimi due mesi all’interno della nostra struttura abbiamo operato mettendo al primo posto un grande senso di umanità, unito a collaborazione, disponibilità, voglia di fare, solidarietà e coesione a fronte del perdurare di una situazione che all’inizio sembrava essere passeggera – racconta Michela –. Molti di noi hanno lasciato la propria famiglia per potersi dedicare al lavoro».
La mission delle case di riposo, prevalentemente assistenziale, si è trasformata nel giro di poco tempo in attività di cura e gestione di una malattia fortemente contagiosa. E purtroppo particolarmente pericolosa per la salute degli ospiti. «Ad oggi leggere che le Rsa siano indagate mi lascia amareggiata – prosegue Michela – perché ritengo che se ci fosse stata la possibilità di fare qualcosa di più o di diverso sarebbe stato opportuno intervenire prima, offrendo suggerimenti e aiuti anziché cercare il “colpevole”, sempre che ci sia, a fine emergenza».
La Oss della casa di riposo di Cles ci tiene inoltre a esprimere la propria vicinanza «ai familiari che purtroppo hanno perso i loro cari, rassicurandoli del fatto che sono stati accompagnati in un clima familiare e con le dovute attenzioni».
Un ringraziamento particolare, poi, nei confronti di chi, in struttura, si è dato da fare per affrontare al meglio possibile l’emergenza. «Ci tengo a ringraziare direttore, presidente, medico, responsabili di piano – conclude Michela –. E poi gli infermieri, sempre molto presenti e attenti, ma anche il servizio di animazione, la psicologa, i fisioterapisti, la cucina, tutti i colleghi e le colleghe in particolare del piano 0, il servizio di lavanderia che quotidianamente ci ha fatto trovare le divise pulite, gli “Amici degli Ospiti” per la raccolta fondi, le persone che mi hanno sostenuta e, in certi momenti, anche sopportata. Non posso non ringraziare, infine, la mia famiglia». F.B.