Asuc, è allarme per il prezzo del legname 

Molti degli assegnatari delle aste autunnali hanno rinunciato alle caparre: gli schianti costano meno 



CLES. La valle di Non, tranne alcune eccezioni, non ha avuto grandi danni diretti dal maltempo di fine ottobre scorso in confronto con altre vallate trentine, ma sono consistenti quelli indiretti con il crollo del prezzo del legname che provoca un buco nei bilanci di Comuni e Asuc. E’ questa la preoccupazione che emerge dalla prima serie di sessioni forestali in corso in queste settimane in valle di Non e che si concluderanno a fine mese. Ci sono, infatti, casi di assegnatari di lotti di legname andati all’asta in autunno e non ancora tagliati, che preferiscono rimetterci la caparra e rinunciare al taglio: il legname, che hanno acquistato a 70 euro /mc adesso, infatti, lo possono trovare ad un terzo di quel valore. Ci sono poi assegnatari che chiedono una forte riduzione del prezzo e altri ancora che vogliono spostare il taglio dei lotti acquistati in avanti di 3 o 4 anni, quando presumibilmente il mercato tornerà ai valori normali. Un bel guaio per quelle amministrazioni che contano sulla voce legname per far quadrare il conto della spesa corrente, e soprattutto per le Asuc, specie le più piccole, che legano al taglio annuale le entrate necessarie alle spese ordinarie fisse che sono indispensabili per continuare ad esistere. Per fare il punto della situazione dei danni boschivi da maltempo in valle di Non abbiamo sentito il direttore dell’Ufficio Forestale di Cles, dottor Paolo Zorer.

Incominciamo con il quadro generale. Dal 26 al 28 ottobre 2018 cono caduti, in 72 ore, 273,8 mm di pioggia, una quantità che ha superato tutti gli eventi registrati nelle statistiche degli ultimi 150 anni. A causa di questa evento nelle Alpi centrali ci sono stati schianti per 15 milioni di mc di alberi e di questi 2,8 milioni in Trentino. Legname questo che in annate medie avrebbe dato una resa di 79 milioni di euro e che invece, con l'emergenza causata da questo enorme surplus, ha un valore complessivo stimato attorno ai 17 milioni, con una perdita secca per la filiera trentina del legno di 62 milioni. Un danno che avrà ripercussioni per i 60 anni a venire (il tempo per la ripresa del bosco) con un mancato reddito stimato in 169 milioni. A questi vanno aggiunti 120 milioni da spendere per i costi di piantonamento, 12 milioni per il ripristino della viabilità forestale, cifre che sommate fanno salire il costo del danno al patrimonio forestale Trentino a 363 milioni euro.

In Trentino come detto in apertura, ci sono stati danni molto diversi da zona a zona. Dei 2,8 milioni mc di schianti in provincia, 1,06 milioni mc sono stati in val di Fiemme, 509.700 mc in Valsugana, 434.000 mc in Primiero, 334.000 mc in Alta Valsugana (distretto di Pergine), poco meno di 60.000 mc in val di Sole. In valle di Non ‘solo’ 12.000 mc, pari ad un quinto, complessivamente, della ripresa annua che è di ca 47.000 mc. Sempre in val di Non la superficie schiantata è di 381 ettari (su 37.883) ha in catasto) e di 300 ha in val di Sole (su 28.800 ha).

Riassumendo, in Val di Non gli schianti sono stati pari ad un quinto di ciò che il bosco rende annualmente mentre ad in val di Fiemme è stato pari a 13 volte il taglio standard annuale. Quanto ai territori, sempre in valle di Non i comuni più colpiti sono stati Bresimo, Rumo e la valle di Tovel (parliamo sempre di danni forestali). Alberi sradicati anche nella zona delle malghe di Romeno e malga nuova di Coredo sulle propaggini del Roén e malga Sporminore dove erano in corso lavori per il ripristino del pascolo storico. (g.e.)













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