Affresco da salvare prima di demolire 

Sull’edificio alla strettoia di Romeno già al lavoro la restauratrice. L’opposizione di Italia Nostra



ROMENO. Iniziate a Romeno le operazioni di recupero, con distacco dalla muratura, dell’affresco votivo raffigurante Nicolò e san Giovanni Battista in adorazione della Madonna dell'Aiuto, eseguito da Matthias Lamp nel 1747. L’affresco si trova sulla parete esterna dell’edificio recentemente acquistato dal Comune con l’obiettivo dichiarato di abbatterlo per allargare in questo tratto la strada su cui scorre il traffico della SS 43 Dir che attraversa Romeno con una serie di strettoie, e quindi di eliminarne almeno una. A condurre l’intervento sull’affresco è l’esperta restauratrice Enrica Vinante appositamente incaricata. L’operazione è delicata ed in ogni caso è preliminare ad ogni possibile intervento sull’edificio che la perizia commissionata dal Comune all’ingegner Mauro Turri, di Castelfondo, ha definito “pericolante e pericoloso” e quindi da abbattere per ragioni di pubblica sicurezza.

L’amministrazione comunale intende in ogni caso muoversi con prudenza dopo le prese di posizione, vedi Italia Nostra, che hanno sollevato dubbi sull’opportunità di demolire l’immobile, una decisione che snaturerebbe – ha scritto l’architetto Beppo Toffolon di Italia Nostra - il vecchio centro storico paesano. «Siamo in contatto con la Sovrintendenza dei Beni architettonici della Provincia che è tra i destinatari della missiva di Italia Nostra e quindi ragioneremo con loro su come muoverci» - afferma il sindaco Luca Fattor, che peraltro ad Italia Nostra non ha ancora risposto. «Hanno scritto a molti destinatari, aspetto di vedere cosa rispondono gli altri, noi siamo l’ultima istanza» - spiega il primo cittadino ribadendo la piena correttezza procedurale e normativa della sua amministrazione in una vicenda che – afferma Fattor – si trascina da anni senza che nessuno, fino ad ora, si sia mai assunto l’onere di una decisione.

«Un bene da salvare, l'immobile, seppure modificato nel tempo, costituisce un esempio significativo dell'architettura "rustico signorile" – per citare una definizione cara ad Aldo Gorfer – delle Valli del Noce, degno di essere catalogato tra le "invarianti" previste dal Pup, come paesaggio rappresentativo, in quanto elemento identificativo del luogo» - aveva scritto Toffolon nella lunga lettera spedita come primo destinatario al sindaco Luca Fattor e ad altri 13 soggetti ed uffici, compresi il presidente della Provincia Rossi e l’assessore all’urbanistica Daldoss, la Corte dei Conti, gli enti di tutela di Trento e di Roma, perfino al direttore del Museo di San Michele Giovanni Kezich. Toffolon aveva inoltre definito la demolizione «inefficace sul piano viabilistico, stante la presenza, poco oltre, di analoghe strettoie ed essendo evidente che la sola soluzione appropriata è la limitazione del traffico e la sua deviazione all'esterno del nucleo storico». Obiezione a cui, come detto, finora il sindaco Fattor non ha risposto. (g.e.)















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