Addio al professor Salgarello il medico che salvò Wojtyla
Cles. Nella chiesa parrocchiale, oggi alle 14, l’ultimo saluto al professor Giovanni Salgarello, illustre cittadino “acquisito” della borgata. Un personaggio schivo che negli ultimi anni, con la...
Cles. Nella chiesa parrocchiale, oggi alle 14, l’ultimo saluto al professor Giovanni Salgarello, illustre cittadino “acquisito” della borgata. Un personaggio schivo che negli ultimi anni, con la moglie signora Edda, farmacista, ha trascorso gli ultimi anni al Maso Turri di Cles, dopo un’intesa vita professionale in gran parte trascorsa nel prestigioso Policlinico Gemelli di Roma. E a Maso Turri si è spento serenamente dopo aver combattuto a lungo contro la malattia che lo tormentava da tempo. Il professore l’ha affrontata con serenità e con forza, fino a quando gli è stato possibile. Aveva compiuto da poco i 92 anni.
Nativo di Legnago, nel Veronese, da quando era andato a riposo dal Gemelli ha alternato il soggiorno a Cles (paese di origine della moglie conosciuta all'università a Bologna) a quello a Roma per poi decidere di fermasi a Cles. Il nome del professor Salgarello, oltre alla vita di docente medico di primissimo livello, è indissolubilmente legato ad una data, il 13 maggio 1981, quando come responsabile dell'unità di emergenza di turno al Gemelli ha avuto il privilegio (ma lui parlava di “dovere”, con naturalezza) di curare e salvare il Santo Padre. Papa Giovanni Paolo Secondo arrivò al Gemelli in grave pericolo di vita dopo l’attentato di Piazza San Pietro.
Che cosa pensò Salvanelli vedendosi davanti il Papa? «È una domanda che mi hanno fatto migliaia di volte e la risposta è semplice: nulla. Non provai nulla, nel senso che ero abituato alla sofferenza e per me quell'uomo vestito di bianco era un paziente in pericolo di vita. Le emozioni, grandi, grandissime, sono venute dopo, con la sensazione, di cui sono sempre più convinto, di avere avuto per qualche attimo nelle mie mani la sorte di un uomo e anche di un'epoca». Di quell’esperienza aveva parlato più volte anche in televisione come quella volta a Porta a Porta in occasione della beatificazione di Papa Wojtyla, celebrazione alla quale, pure essendo quei giorni a Roma, non aveva voluto partecipare. Troppe emozioni, troppi ricordi. Del Papa polacco ricordava «lo sguardo trascendente, penetrante, che è impossibile dimenticare».
Il professor Salgarello, ad onta delle tante ricostruzioni dell'intervento operatorio d'urgenza che aveva salvato la vita al Papa, era stato l'unico responsabile medico del Gemelli ad essere sentito come testimone al processo ad Alì Agca, l'attentatore. Tra le carte conservate nella casa di Cles, in una teca scura c'è la lettera del cardinale segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli indirizzata a Salgarello e collaboratori, in cui il Papa, il giorno delle dimissioni dal Gemelli, ringraziò l'equipe medica che gli aveva salvato la vita. Il Papa insignì poi Salgarello dell'ordine di San Gregorio Magno, la più alta onorificenza vaticana. Un onore che oltre a Salgarello (che si sentiva ormai noneso) è toccato nel recente passato solo ad un'altra grande personalità trentina, l’ex presidente Ana Franco Bertagnolli per l'opera di ricostruzione del Friuli del post terremoto. G.E.