«A Cles ero meno solo nella lotta contro il cancro» 

La testimonianza. Per Gianfranco Zanotelli la chiusura del day hospital dell’ospedale è stata  una brutta notizia. «Inconcepibile che non abbiano trovato con largo anticipo la soluzione»


Giacomo Eccher


Val di non. Day hospital oncologico, non numeri ma persone. Persone che soffrono e vivono accanto a noi senza magari che ce ne accorgiamo ma per le quali poter accedere alle cure, in modo puntuale e costante, rappresenta la vita. Tante sono le storie che ruotano attorno al DH oncologico di Cles ora sospeso, e una di queste appartiene a Gianfranco Zanotelli, già dipendente del Comune di Rumo e da poco in pensione. Gianfranco ha deciso di raccontare la sua storia al nostro giornale e ve la riproponiamo come una delle tante che si potrebbero raccogliere, perché in tempo di pandemia da Covid anche le altre patologie, altrettanto gravi, continuano a colpire ed a far soffrire.

Nella vita di una persona uno dei momenti più difficili e drammatici che può capitare quando meno ce l’aspettiamo, è quando dopo controlli arriva la diagnosi del medico: si tratta di un tumore. In quegli istanti ci si ritrova smarriti, fermi ad ascoltare, senza essere realmente connessi, le parole del medico che spiega la procedura da seguire, la prospettiva del difficile periodo che ci attende e di come si può, comunque, essere fiduciosi. L'inattesa notizia è stata comunicata a Zanotelli all’inizio di settembre, poco tempo dopo la pensione e l’inizio di una vita che si aspettava fatta di tranquillità e di meritato riposo pur svolgendo altre attività secondarie. La reazione è stata in un primo momento di smarrimento, ma da subito il suo carattere deciso e ottimista lo ha aiutato a pensare positivo e ad affrontare la sfida in modo consapevole e speranzoso.

«Il periodo della chemio-terapia è un momento difficile, la reazione di ogni persona alle cure è diversa e quando si sta male è difficile vedere le cose in maniera positiva» - racconta. «Ciò che mi ha veramente aiutato – prosegue - è stato trovare al day-hospital oncologico di Cles un ambiente umano, affabile e disponibile, dove il personale ti segue costantemente senza elemosinare tempo, con professionalità e tanta umanità, facendomi sentire meno solo nella mia battaglia».

Per lui la lotta non è ancora terminata, le cure proseguono e il morale è buono. Purtroppo il 26 novembre è arrivata la doccia fredda che il DH oncologico di Cles sarebbe stato sospeso tre giorni dopo. «All’inizio non ci volevo credere. Ora saremo costretti ad andare a Trento per le cure, che significa affrontare un viaggio molto più lungo dai nostri paesi e dover rimanere in attesa per molto più tempo. Vi assicuro che non è piacevole fare un viaggio così lungo quando si è appena terminato un trattamento come la chemio-terapia e si hanno nausea e malessere. E non mi preoccupo soltanto della mia situazione ma anche di tutti coloro che la vivono come, dalla Val di Sole alla Val di Non, Rumo compreso, alla Rocchetta» - afferma Zanotelli.

Una speranza sul ravvedimento provinciale gli è arrivata dal pronto interessamento della consigliera Paola Demagri e dai suoi colleghi del Patt Ugo Rossi e Michele Dallapiccola, e quindi dai sindaci delle due valli. « Per me – conclude Zanotelli - è inconcepibile che la giunta provinciale o chi per essa, non abbia trovato con largo anticipo la soluzione per il mantenimento del servizio visto che da tempo era a conoscenza delle dimissioni del medico oncologo messo a presidio del DHO di Cles. Comunque la speranza è l'ultima a morire e quindi penso positivo, non nutro rancore verso nessuno, nonostante tutto».













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