«Non c'erano segni premonitori per il disastro della Marmolada», le conferme degli esperti
Il professore universitario Bellin: «La situazione è in continua evoluzione per quanto riguarda i cambiamenti del clima»
TRENTO. Le analisi eseguite sul ghiacciaio della Marmolada hanno evidenziato come nei giorni precedenti al disastro del 3 luglio 2022 non di fossero "segni premonitori evidenti di un crollo imminente".
Lo conferma, a margine della Settimana della protezione civile in Trentino, il professore di costruzioni idrauliche dell'Università di Trento, Alberto Bellin, consulente della Procura con il glaciologo dell'Università di Pisa, Carlo Baroni. La perizia curata da Bellin e Baroni ha portato all'archiviazione dell'inchiesta seguita al disastro, in cui hanno perso la vita undici alpinisti. "La resistenza del ghiaccio sul fondo roccioso è diminuita per la presenza d'acqua dovuta all'innalzamento della temperatura durante il periodo estivo. Questo ha fatto sì che gli sforzi tangenziali lungo le superfici di frattura del ghiaccio siano aumentati fino alla soglia di rottura", ha spiegato Bellin.
Secondo l'accademico, i cambiamenti climatici in atto sono talmente veloci da comportare "una situazione in continua evoluzione", rendendo l'esperienza meno utile "per far fronte a eventi futuri". "Ci vuole sempre cautela nel frequentare luoghi in cui le persone sono più esposte perché a contatto diretto con la natura", ha concluso Bellin.