Nel mondo degli adolescenti le dipendenze corrono sul web
La ludopatia si può nascondere anche in attività di per sé non problematiche come i videogiochi e la navigazione sulla rete
TRENTO. Addio ai dadi e alle slot, benvenuti (si fa per dire) loot box e crypto trading. Con il mutare della tecnologia cambiano anche le forme e i canali del gioco d'azzardo, non sempre immediatamente riconoscibile. Scommesse online e meccanismi capaci di provocare ludopatia si possono nascondere anche in attività di per sé non problematiche come i videogiochi, la navigazione sulla rete e, sempre più spesso, la loro combinazione.
Se ne è parlato lunedì sera nella serata di sensibilizzazione «Quando non è solo un gioco» organizzata ad Aldeno dall'associazione Auto Mutuo Aiuto di Trento: «L'obbiettivo - spiega Giulia Tomasi, psicologa specializzata in dipendenze comportamentali - è creare una rete sempre più capillare di "sentinelle" sensibili sul territorio per intercettare e combattere comportamenti potenzialmente problematici. Dagli assistenti sociali agli insegnanti nelle scuole, dai volontari della Caritas ai cittadini interessati al tema, tutti possono aiutare».
Nell'incontro si sono discussi i numeri del monitoraggio Espad-Cnr: un questionario annuale, dedicato a un ampio spettro di dipendenze, a cui ogni anno rispondono migliaia di studenti di età tra i 15 e i 19 anni. Secondo gli ultimi dati sulle dipendenze comportamentali, riferiti al 2021, in Italia il 9,4% degli studenti ha giocato d'azzardo online, per oltre i tre quarti dei casi tramite smartphone. Nel 10,8% dei casi tali comportamenti hanno assunto una tendenza a rischio, mentre nel 6,6% dei casi sono sfociati in atteggiamenti problematici, con ripercussioni su studio, lavoro e rapporti sociali. «I più giovani sono a maggior rischio perché nelle piattaforme del gioco d'azzardo virtuale non ci sono barriere d'accesso di età altrettanto efficaci come al di fuori della rete - spiega Tomasi - se per comprare un Gratta e Vinci o entrare in una sala Vlt è richiesto un documento d'identità, per numerosi siti di scommesse il controllo è nullo».
La sala da gioco entra così in tasca, aperta 24 ore al giorno e fuori da sguardi e giudizi indiscreti. Il fenomeno, spiega Tomasi, non risparmia nemmeno il Trentino: «Tra le forme più diffuse di giochi online ci sono il poker e le scommesse sportive. Ma si stanno diffondendo sempre più anche trading e cryptotrading». Nel caso di investimenti finanziari ad alto rischio la situazione è ancora più insidiosa: «Sono una modalità di gioco d'azzardo spacciata come un vero e proprio lavoro - spiega Tomasi - accompagnata dall'illusione che con un minimo di studio o interesse chiunque possa fare guadagni facili in poco tempo. Ma controllare il mercato è impossibile».
Il fenomeno tocca anche il mondo dei videogiochi, che negli ultimi anni e specialmente durante la pandemia, ha raggiunto vette di sviluppo senza precedenti: nel solo 2022, l'industria videoludica a livello mondiale ha avuto un ricavo pari a 184,4 miliardi di dollari. Dal mondo del gaming dipendono migliaia di programmatori, sviluppatori, grafici e content creator che ne hanno fatto un impiego a tempo pieno. Tuttavia, di pari passo con lo sviluppo dei videogiochi e della loro dimensione sociale e aggregativa sulla rete, si sono sviluppate dinamiche di competizione e meccanismi per migliorare l'esperienza online che richiedono il pagamento di somme in denaro vero: si tratta delle loot box, pacchetti dal contenuto casuale che potrebbero contenere o meno l'oggetto, funzionale o estetico, di cui il giocatore è a caccia.
Studi che attestino un collegamento diretto con le dipendenze per ora non ce ne sono, ma in Europa c'è già chi ci vede un meccanismo interno equiparabile alle scommesse e ha già messo le mani avanti: «In Francia, Belgio e Olanda le loot box sono già state equiparate al gioco d'azzardo e vietate, in Italia al momento non c’è una normativa ma potrebbe arrivare. Più in generale, il macromondo degli "shop" virtuali online all'interno dei videogiochi interessa tantissimo i ragazzi e dunque merita grande attenzione» prosegue Tomasi.
Ma cosa si può fare per prevenire e combattere queste e altri tipi di dipendenze? «Alla base c'è sempre la ricerca di evasione da un momento difficile della propria vita. Ma a volte quella che viene immaginata come una fuga temporanea dal dolore si cronicizza. Non è una questione tanto legata al tempo, quanto al valore emotivo che la persona attribuisce a questi comportamenti. La dipendenza c'è quando si pensa di poter risolvere tutti i problemi con quell'unico comportamento» precisa la psicologa. «Attività di sensibilizzazione come la serata di lunedì, passaparola, lavoro nelle scuole e vicinanza sociale a persone esposte a forti momenti di cambiamento - come l'adolescenza o il ritiro dal mondo del lavoro nel caso dei più anziani - sono essenziali per impedire che, in momenti di fragilità, comportamenti in precedenza non patologici si trasformino in abuso. Per informare e combattere questi e altri problemi, sia il nostro personale di Ama - una ventina di operatori fissi - che gli oltre 150 volontari su tutto il territorio trentino sono a disposizione» conclude Tomasi.