Morto nella trincea, il Parco di Paneveggio condannato a un milione di risarcimento
Il turista padovano morì nel 2006 sul versante sud della Cima Iuribrutto e la famiglia chiese i danni all'ente. Dopo due pronunciamenti contrari in primo e secondo grado, la Cassazione ha rinviato il processo alla Corte di appello di Trento, che ha ribaltato tutto
TRENTO. Oltre un milione di euro: è ingente la somma che il Parco di Paneveggio dovrà versare alla famiglia di Paolo di Lena, turista padovano all’epoca sessantaseienne, che Il 26 marzo del 2006 fu trovato senza vita in una trincea sul versante sud della Cima Iuribrutto.
Lo ha deciso la Corte d'Appello di Trento, con sentenza numero 214/19, emessa il 9 maggio e le cui motivazioni sono state depositate il 16 settembre.
Queste recitano che il decesso fu una "conseguenza diretta ed immediata di (..) doverose cautele'' a carico dell'ente gestore del Parco di Paneveggio Pale di San Martino ''e non è in alcun modo collegato a comportamenti definibili come imprudenti della vittima''.
Viene aggiunto che "quanto accaduto a Di Lena (non) può essere paragonato, come pretende l'appellato ai pericoli della montagna che certamente espongono a rischi di caduta ma il camino di areazione di una trincea, o ghiaccia per la conservazione dei cibi, profonda sei metri, risalente alla grande guerra in una zona in cui si trovano resti bellici, attrazione per i visitatori, integrava una vera e propria insidia non assimilabile ai pericoli, di altro genere, che il Di Lena era avvezzo ad affrontare''.
La tragedia. Il 26 marzo del 2006 Paolo di Lena, da solo, stava effettuando un’escursione con le ciaspole e, tradito dalla neve abbondante (siamo a 2.300 metri di quota), fu “risucchiato” dal foro realizzato durante la Grande Guerra, precipitando per alcuni metri. Fu cercato per giorni da decine di soccorritori, ma il corpo venne individuato casualmente solo 20 giorni più tardi, il 26 marzo, da una comitiva della Sat.
La vicenda giudiziaria. Per quell’incidente la moglie e i figli dello sfortunato escursionista avevano avviato una causa civile contro il parco di Paneveggio chiedendo un risarcimento di un milione di euro, motivando la richiesta con la mancanza dei cartelli che indicassero il pericolo a poche decine di metri dal sentiero. Una causa persa sia in primo che in secondo grado, con sentenze cancellate però dalla Cassazione, che aveva rinviato il processo alla Corte di appello di Trento.