sanità

Mini-corsi per lavorare nelle Rsa, la Fenalt: c’è il rischio di un’assistenza non adeguata

Il sindacato: proposte 68 ore di lezione per diventare ausiliari ma la professionalità che manca è quella degli Oss che frequentano corsi da 1.400 ore 



TRENTO. «Un corso di 68 ore al termine del quale si può iniziare a lavorare nelle Rsa con la qualifica di ausiliari addetti all’assistenza. Pensare di sostituire gli Oss, la cui formazione è di 1.400 ore, con assistenti formati in 68 ore ci getta nello sconforto».

La denuncia arriva da Roberto Moser, Vice Segretario generale della Fenalt.

«L’Opera Armida Barelli in collaborazione con il Servizio Ricerca, Formazione e Sviluppo di Upipa – scrive la Fenalt –  promuove un Corso di Formazione per ausiliari addetti all’assistenza da inserire nelle Rsa del Trentino. Scrive il bando: “Si tratta di una figura professionale di cui il mercato del lavoro risulta carente: soprattutto nel post-pandemia, a causa delle difficoltà a gestire il lavoro con recuperi e rientri e ciclicamente in alcuni periodi dell’anno; le Rsa del Trentino evidenziano difficoltà di reperimento di personale formato”.

Fenalt – sindacato maggioritario nelle case di riposo del Trentino – richiama da anni l’attenzione sulla carenza di personale specializzato all’interno delle Case di riposo, diventate ormai vere e proprie aree di lunga degenza per grandi anziani con patologie sanitarie complesse.

Sconcerta che ora la carenza di personale specializzato sia compensata dalla ricerca di ausiliari per l’assistenza, frettolosamente formati in un mese, ed inviati a sostituire le assenze per ferie e recuperi degli Oss”.

“Rimaniamo sempre più stupiti dalla conduzione delle Apsp del Trentino – commenta Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt e responsabile area Apsp del Sindacato – Viene da chiedersi come mai si sia arrivati a questo punto? Pensare di sostituire gli Oss, la cui formazione è di 1.400 ore, con assistenti formati in 68 ore ci getta nello sconforto.

Questi sono i riflessi di una gestione esclusivamente manageriale delle Apsp.

La qualità del fine vita non può essere garantita assumendo personale non adeguatamente preparato per i compiti che dovrà affrontare. Non si tratta di accompagnare in passeggiata gli anziani, ma di affrontare patologie complesse, soggetti non autosufficienti”.

“E’ urgente – conclude Roberto Moser - approfondire le problematiche di organico che non possono più né essere ignorate né banalizzate. Il problema che poniamo all’assessore Segnana è un problema di governance, di scelte strategiche da cui dipende il futuro dell’assistenza degli anziani nel Trentino. Le case di riposo non sono più residenze per gli anziani, sono aree di lunga degenza che richiedono un organico adeguato. Ogni altra narrazione non corrisponde più a verità”.













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