Maggi partigiano e 007, morto a 21 anni nel 1944. Gli archivi inglesi desecretano il file sul giornalista-eroe
Agente segreto del Soe, morì a Transacqua, dove è sepolto. La famiglia ricevette 200 sterline (foto tema Ansa)
TRENTO. Giornalista, partigiano e agente segreto del Soe (Special Operations Executive), la branca esecutiva dell'intelligence di Churchill, morto ad appena 21 anni in Trentino, nell'ottobre 1944. E' la storia di Alberto Maggi, che emerge dai National Archives britannici: il suo fascicolo è stato desecretato in anticipo rispetto alla data fissata nel 2024. Il Soe reclutò giornalisti famosi come Leo Valiani e Alberto Tarchiani, ex redattore capo del Corriere della Sera prima del fascismo.
Ma la declassificazione del file di Maggi porta alla luce la vicenda di ordinario eroismo di un giovane e coraggioso antifascista, la cui morte fu compensata con 200 sterline alla famiglia. A Maggi è dedicata una targa di marmo nella piazza principale di Serra San Quirico (Ancona), paese di origine della famiglia: "Il popolo serrano memore delle gesta eroiche del partigiano Maggi Alberto immolatosi per difendere la libertà e la giustizia nel giorno della traslazione. Transacqua - Trento - 17 ottobre 1944 - Serra S. Quirico - 8 maggio 1949". Ma a Serra San Quirico nessuno sa che era un agente segreto britannico, arruolato dall'agente del Soe Max Salvadori, nobile anglo-marchigiano, fratello di Joyce Salvadori Lussu, militante di Giustizia e Libertà, ufficiale dell'esercito inglese, poi storico liberale.
"Alberto Maggi era nato il 14 luglio 1923 - racconta all'Ansa Nicoletta Maggi (non c'è parentela), giornalista e scrittrice, che ha avuto accesso al file, con il supporto del Gruppo di ricerca internazionale del Soe -, da quello che risulta dal fascicolo contattò a metà novembre 1943 il N. 1 dello Special Force, pseudonimo delle operazioni del Soe in Italia. Come indirizzo di contatto, ne dà uno di Roma, in via Flaminia, sede dell'azienda del padre. Ma c'è anche l'indicazione di Serra San Quirico, dove il contatto era presso Lucarini Francesco", un parente e probabilmente un partigiano.
Nel file l'occupazione è indicata come Journalist, giornalista: "lavorava per Il Piccolo di Trieste, con corrispondenze da Roma - aggiunge Nicoletta Maggi, che ha scritto due libri sugli agenti e le operazioni del Soe -. Non ci sono indicazioni sulle sue inclinazioni politiche, ma era antifascista e marchigiano come Salvadori". Gli venne dato un alias: "Alberto Gavino, contadino". Iniziò il servizio l'8 dicembre 1943: "come stipendio base riceveva 5 scellini al giorno; quando era sul campo 10 scellini, mezza sterlina al giorno". Alla fine di dicembre 1943 fa un corso di paracadutismo vicino a San Vito dei Normanni, in Puglia; nel gennaio 1944 un addestramento in sabotaggio a Castello di Santo Stefano a Monopoli.
"Venne infiltrato - prosegue Nicoletta Maggi - alla fine del febbraio 1944 con nove italiani del Sim (Servizio Informazioni Militare) tramite un sottomarino italiano nell'area di Pesaro, (operazione Advent). Come altri agenti del Soe ha lavorato con i partigiani, partecipando con successo a operazioni di sabotaggio nel marzo 1944. Ha lavorato con il Partito Comunista italiano a Roma fino alla Liberazione nel giugno 1944. E' stato poi infiltrato nell'operazione Whitehorse il 17 luglio 1944".
Alberto fu ucciso in azione da una pattuglia tedesca, forse avvertita da una spia, il 23 o 24 ottobre 1944 mentre operava con i partigiani della Brigata Gramsci nel Trentino. Fu sepolto al cimitero di Transacqua, a Fiera di Primiero. Il suo nome compare negli elenchi dei partigiani custoditi presso vari Ministeri. La famiglia chiese una compensazione italiana postuma (secondo Nicoletta Maggi è la targa di Serra San Quirico) e una lettera di encomio.
Una copia, scritta in italiano e datata 5 maggio 1945, è presente nel file: "Vi sia di conforto sapere che il suo sacrificio eroico, avvenuto in una rischiosa missione al di là delle linee, ha efficacemente contribuito alla liberazione della patria, da lui tanto amata e alla vittoria alleata". Non è firmata, ma in calce compare l'indicazione "lt. col", tenente colonnello, lo stesso grado ricoperto da Max Salvadori. Al padre fu consegnata la somma di 200 sterline.