Lo strazio della zia Carla: «Benno è come se avesse ucciso anche Madé»
Dopo il ritrovamento del corpo di Peter Neumair, parla la sorella di Laura Perselli: «La mancanza di Peter e Laura si sta facendo sentire in tutta la sua drammaticità»
BOLZANO. L’orologio di Peter. Madé ha riconosciuto il papà dalla foto che stata scattata al polso dell’uomo, subito dopo il recupero del corpo. Una foto che ha posto fine ad una straziante attesa, durata quasi quattro mesi, che ha tenuto Madé e i suoi familiari in una sorta di dimensione sospesa. «Aspettavamo questa notizia. Ci auguravamo arrivasse – spiega Carla, la sorella di Laura Perselli – ma siamo precipitati nuovamente nel dolore. Volevamo riavere anche il corpo di Peter, per dare anche a lui una degna sepoltura, ma adesso il dolore è davvero grandissimo. La mancanza di Laura e Peter si sta facendo sentire in tutta la sua drammaticità».
Uno strazio difficile da sopportare, ora che questa parte della vicenda s’è finalmente chiusa e, forse solo adesso, la figlia, i fratelli e i cognati si trovano a fare i conti con il lutto. Un doppio lutto. Arrivato in maniera atroce e inaccettabile. «È come se Benno avesse ucciso tre persone – spiega Carla, con un fil di voce – perché è come se avesse ucciso anche Madé. Certo, non l’ha uccisa fisicamente, ma l'ha pugnalata per il resto della sua vita. Sì, anche lei è stata ammazzata da Benno».
Nel frattempo è emerso che, a coadiuvare le ricerche, erano intervenuti dei veggenti. Numerosi sensitivi o presunti tali che avevano contattato i carabinieri, dando indicazioni sul luogo in cui sarebbe stato possibile trovare il corpo dell’uomo. Segnalazioni che gli inquirenti e i familiari di Peter hanno sempre accolto con scetticismo, ma che non hanno mai ignorato. Ogni indicazione veniva valutata e seguita da ricerche, infatti, per non lasciare nulla di intentato.
La stessa Carla e i fratelli di Peter hanno partecipato a sopralluoghi in diverse zone, compreso il Renon, dove una sensitiva affermava di aver sentito la presenza dell’uomo. Un veggente tedesco, Michael Schneider (che era intervenuto anche nei casi della piccola Maddie McCann, scomparsa in Portogallo, nel 2007, e di Iuschra Gazi, la bambina bengalese di 12 anni affetta da autismo scomparsa nel Bresciano nel luglio del 2018 durante una gita) aveva contattato i carabinieri di Bolzano, spiegando loro di “vedere” il corpo di Peter “vicino all’aeroporto di Trento”. E proprio lì, si stavano rivolgendo le attenzioni degli inquirenti quando, martedì, è arrivata la notizia dell’avvistamento della salma. A Ravina. Poco lontano dall’aeroporto di Trento.
Un avvistamento a cui, com’era purtroppo accaduto con Laura, è seguito qualcosa di straziante: su whatsapp ha cominciato a girare il video del corpo di Peter in acqua. Un video girato con il telefonino, con tutta probabilità dalla stessa persona che poi ha lanciato l’allarme e ne ha consentito il recupero. Un breve filmato fatto quasi certamente per avere una prova di ciò che l’uomo stava vedendo in quel momento, nel caso in cui la salma fosse sparita di nuovo tra i flutti. Un video che avrebbe dovuto rimanere assolutamente riservato. «L’abbiamo ricevuto anche noi – spiega Carla – e siamo rimasti davvero senza parole. L’unica cosa che posso fare è appellarmi al buonsenso delle persone e invitarle a non condividerlo con altri, qualora lo ricevessero».