Lavoro, anche i metalmeccanici trentini contro i licenziamenti nelle fabbriche
Numerose le aziende metalmeccaniche trentine che hanno deciso di unirsi alle proteste contro i licenziamenti avviati in tutta Italia dopo lo sblocco dell’1 luglio. La Fiom: «Due ore di sciopero che, in assenza di risposte, potrebbero tradursi in autunno in una lotta molto più serrata»
TRENTO. Sono state numerose le aziende metalmeccaniche trentine nelle quali, in questi giorni, i lavoratori hanno deciso di unirsi alle proteste contro i licenziamenti avviati in tutta Italia dopo lo sblocco del 1° luglio scorso. «Due ore di sciopero che, in assenza di risposte da parte di Governo e imprese, potrebbero tradursi il prossimo autunno in una lotta molto più serrata». Lo fa sapere la Fiom-Cgil.
«Pressoché bloccata – comunica il sindacato – è stata la produzione negli stabilimenti di Dana Rovereto e Dana Arco, Ebara Pumps Europe (Cles), Sapes (Storo e Borgo Chiese), Mariani (Rovereto), Coster 2 (Calceranica al Lago), ZF Padova (Arco), Sata (Castelnuovo). Importanti adesioni anche alla Pama (Rovereto), alla Siemens Energy Transformers (Trento), alla Capi (Calliano) e ancora alla Sicor, alla Bonfiglioli e alla Sandvik (Rovereto). Settimana scorsa avevano incrociato le braccia i lavoratori della Mahle Componenti Motori (Trento) e della Metalsistem (Rovereto). Analoghe proteste si sono svolte nelle scorse due settimane su tutto il territorio nazionale, con un’adesione altissima. “Il lavoro non si tocca” è lo slogan che ha contrassegnato questa ondata di mobilitazioni, scaturite a partire dalla vergognosa vicenda dei licenziamenti alla GKN di Campi Bisenzio, ma che si è poi tradotta in una vera e propria piattaforma rivendicativa».
I sindacati delle tute blu chiedono di bloccare i licenziamenti e avviare i tavoli di settore per nuove politiche industriali e per la transizione ecologica delle produzioni, salvaguardando l’occupazione. Fim, Fiom e Uilm ritengono necessario e urgente riformare gli ammortizzatori sociali, col primario obiettivo di renderli universali, nonché incentivare la formazione e promuovere la riduzione dell’orario di lavoro, per favorire l’occupazione. I sindacati metalmeccanici chiedono inoltre di vincolare le risorse pubbliche destinate alle imprese a precisi obiettivi sociali, a partire dalla difesa dell’occupazione, al superamento della precarietà lavorativa, alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Servono, concludono le tute blu, provvedimenti straordinari sull’intero settore. «Viceversa, in autunno, sarà conflitto».