Una valanga di firme per Miro
Roveré della Luna, 84 mila persone sostengono la petizione per far tornare a casa il cane sequestrato
ROVERÉ DELLA LUNA. In attesa della decisione del giudice, che dovrebbe pronunciarsi il 10 aprile, i proprietari di Miro, pastore maremmano il 22 marzo sequestrato dai carabinieri e rinchiuso nel canile di Marco di Rovereto, hanno lanciato una petizione online. E ieri le firme raccolte erano già 84 mila, una quota sicuramente destinata ad essere di gran lunga superata: l’obiettivo dichiarato dai promotori è raggiungere le 150.000.
L’appello per la liberazione di Miro è diretto al tribunale del riesame di Trento e compare su “change.org”, piattaforma specializzata in petizioni. Sulla pagina intitolata “FreeMiro”, sotto una bella foto in cui appare con il maremmano ed il suo gatto, Eva Munter, figlia della proprietaria ufficiale del cane, racconta come si è arrivati al sequestro. Ne abbiamo parlato anche sul Trentino del 23 marzo: basti ricordare che l’abbaiare notturno di Miro disturbava i vicini a tal punto da indurli a sporgere querela. Accusa infondata, secondo i proprietari, che hanno impugnato anche i decreti penali emessi dal tribunale in seguito alle querele. Ma ecco cosa scrive Eva Munter.
«Uomini e cani sono insieme dalla notte dei tempi. Potrei raccontare milioni di storie di questo legame antico e profondo, partendo da quella di Argo e della sua attesa tenace e testarda, tanto da essere l’unico a riconoscere il suo padrone dopo vent'anni, donandogli un ultimo saluto affettuoso; le storie di Fido, Hachiko, Greyfriars Bobby e Shep, tutti emblemi di fedeltà e affetto inossidabili. Ci sono talmente tante storie in ballo, storie famose o che non vengono raccontate, che ripercorrere questa amicizia lunga 15.000 anni per intero è impossibile».
«I cani ancora oggi ci insegnano qualcosa che va oltre la nostra comprensione, non è solo una questione di amore incondizionato e fedeltà, è un rapporto speciale, un legame che giorno dopo giorno ci ricorda la nostra parte migliore«.
«Proverò a raccontarvi la mia di storia. Il 22 marzo Miro, il mio cane, è stato prelevato dai Carabinieri, sequestrato e portato in un canile (Pan Ente Provinciale Protezione Animali E Ambiente a Rovereto -TN-) perchè accusato da un vicino di abbaiare».
«Miro prosegue Eva Munter - è un pastore abruzzese di circa tre anni, che viveva a Roverè della Luna, un piccolo paese in provincia di Trento, in una casa con giardino».
«È bastato che una sola persona dichiarasse che il cane abbaiava per dar via a questa assurdo provvedimento, nonostante il resto del vicinato non avesse lamentato rumori molesti o fastidio, anche con le finestre aperte. Più volte le Forze dell'Ordine sono accorse sul posto in seguito alle chiamate del mio vicino e tutte le volte hanno constatato che Miro non stava abbaiando. Nonostante questo la vicenda è andata avanti con due querele, trasformate poi in due decreti penali di condanna, per l'abbaiare del cane che non permetterebbe loro di dormire. Un'accusa infondata, dal momento che il cane di notte viene fatto entrare in casa, proprio per evitare ogni possibile disturbo».
«Ora è chiuso in uno spazio ristretto, senza la sua famiglia e lontano da chi lo ama. Questo è il provvedimento preventivo richiesto dal suddetto vicino che si definisce "amante degli animali", in attesa che la situazione si chiarisca. Ma per farlo si dovrà attendere il processo dibattimentale in Tribunale a Trento che è fissato per fine aprile».
«Miro non può stare rinchiuso in un canile».
«Miro fa parte della mia famiglia. È amato, protetto, felice. Ha una casa e un grande giardino in cui correre e giocare. Miro ci è stato portato via, ci è stato tolto come se fosse un oggetto e non una creatura vivente con sentimenti ed emozioni. Gli unici sequestri di cani dei quali ho trovato notizia sono stati emanati per proteggere i cani stessi da padroni negligenti o violenti. L’unico effetto di questo provvedimento, invece, è quello di danneggiare Miro e di farci soffrire. Chiedo quindi, per favore, di sospendere questa istanza di sequestro e di permetterci di affrontare il processo in corso fianco a fianco dell’animale che da anni è entrato nel mirino del querelante.
Grazie»