Un cesto di pane e brioche per chi ne ha bisogno 

Solidarietà a Lavis. Nel locale di Consuelo Pellegrini ci sono clienti che comprano per sé e anche per chi non se lo può più permettere. I sacchetti posti lontani da sguardi indiscreti 


DANIELE ERLER


Lavis. Se c’è un momento di particolare difficoltà anche per le persone del paese, allora c’è una intera comunità che si prepara a dare una mano. Succede a Lavis con l’idea lanciata da Consuelo Pellegrini, titolare di un locale che si affaccia sulla nazionale. Ha messo a disposizione un cesto, dove chi compra il pane può lasciare un sacchetto in più, con qualche spaccatina, una rosetta o una brioche. Nel pomeriggio, il cesto viene esposto, a disposizione di chiunque abbia bisogno. Il pane viene lasciato in un piazzale: chi vuole lo può prendere, gratuitamente, senza che nessuno veda nulla. Sul cesto c’è una scritta che dice semplicemente: «Chi può metta, chi non può prenda».

Un’idea da condividere

«È vero, questa è una mia idea, ma vorrei che fosse copiata. Non ho certo il monopolio – spiega Consuelo al Trentino –. Sarebbe bello che tutti gli altri punti vendita del paese facessero lo stesso. Come se facessimo una grande catena di solidarietà». Il locale si chiama semplicemente “BuongiornoLavis”. Normalmente è un bar con pasticceria, sempre pieno di clienti, soprattutto al mattino. Ma ora non si servono più le colazioni. Nell’aria non c’è più l’odore del caffè. Da quando c’è la pandemia, è rimasta aperta solo la panetteria, come punto vendita di “prima necessità”. «Dall’oggi al domani abbiamo dovuto ridimensionare la nostra attività. Anche per noi è un momento un po’ difficile – spiega Consuelo –. Tutti gli altri dipendenti sono in cassa integrazione. Sono rimasta da sola a gestire la parte alimentare, mentre il bar è chiuso. Abbiamo meno di un terzo del lavoro che avevamo di solito».

Il primo esperimento

Ieri mattina per la prima volta è stato esposto il cesto. Nel giro di qualche ora è stato riempito di cinque-sei sacchetti, tutti comprati da normali clienti. Solo oggi si saprà se qualcuno li ha presi, magari durante la notte. «Io non so davvero se a Lavis ci sono persone che hanno bisogno. Per me è solo un esperimento: se non funzionerà, allora è un buon segno. Ma la sensazione è che tante persone in questo periodo non riescano ad arrivare alla fine del mese. Molti miei clienti mi chiedevano se era possibile fare qualche donazione. Mi sono inventata questa cosa».

Un tocco di umanità

Chi ha bisogno potrà accedere presto ai buoni spesa provinciali, finanziati con i soldi che arrivano dalla Protezione civile nazionale. Ma questa iniziativa dimostra come nelle piccole comunità ci sia una voglia di aiutare che si capisce anche nei piccoli gesti. «Io mi sono reso conto che in questo periodo c’è quel tocco di umanità in più – dice Consuelo –. Lo noto anche nel rapporto con i clienti. Mi lasciano la mancia più volentieri. Ringraziano per il servizio che facciamo. È importante per noi che continuiamo a lavorare. Anche perché ogni giorno andiamo al lavoro con un fondo di preoccupazione, che non ci abbandona mai. Abbiamo bisogno di questi piccoli gesti».

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