Obrelli, una storia lunga 200 anni 

Eccellenza trentina. La ditta di tecnoimpianti di Lavis è il risultato del lavoro di sei generazioni di una famiglia il cui destino è stato indirizzato verso l’impresa da Giuseppe Vittore, “fabbro chiavaio” dall’età di 13 anni. Oggi l’azienda ha 80 dipendenti ed è specializzata in termoidraulica


DANIELE ERLER


Lavis. È la storia di un’azienda, ma anche di una famiglia, lungo sei generazioni. Ma è anche la storia di migliaia di lavoratori che qui – in un capannone nella zona industriale di Lavis – hanno imparato un mestiere. Domani la “Teco-tecnoimpianti Obrelli” festeggerà i 200 anni di vita: da quando nel 1819 Giuseppe Vittore iniziò a lavorare come fabbro, in una bottega nel pieno centro storico del paese. Oggi l’azienda è una delle eccellenze trentine, specializzata nella termoidraulica, con la costruzione di impianti di riscaldamento e climatizzazione, centrali termiche ed energie alternative. Aurelio Obrelli – classe 1924 – è conosciutissimo in paese, dove è stato anche comandante dei vigili del fuoco dal 1966 al 1989. In un libro ripercorre l’intera storia dell’azienda di famiglia: «Ho avuto l’onore di guidarla per tanti anni. Oggi il timone dell’impresa è nelle mani di mio figlio Mario. Insieme ai figli Mattia, Marianna e Margherita e a tutti i collaboratori, è lui a continuare oggi una storia famigliare che dura da due secoli».

L’inizio della storia

Nel capannone dove domani ci sarà la grande festa, Aurelio, Mario e Marianna – tre generazioni di Obrelli – stanno allestendo una mostra. È un percorso fatto di documenti e di foto che sono anche un ritratto del passato del paese. L’azienda ha avuto cinque sedi diverse, ma è sempre rimasta a Lavis, dando lavoro a migliaia di persone: «Non abbiamo mai pensato di andarcene», dice Mario. Tutto inizia nel primo Ottocento: Domenico Obrelli è un artigiano del cuoio dalla salute fragile. Prima di morire, riesce ad avviare i due figli al lavoro, per garantire loro un futuro. Quello minore diventa calzolaio. Il più grande – Giuseppe Vittore Obrelli che ha solo 13 anni – fa il fabbro, con una bottega in via del Pretorio, oggi via Matteotti, aperta appunto esattamente 200 anni fa. Sono tempi difficili: il passaggio degli eserciti di Napoleone ha lasciato povertà e devastazione anche a Lavis. C’è però bisogno di artigiani e per i fabbri il lavoro non manca. «Spesso mi chiedo se il giovane Giuseppe, mio bisnonno e fondatore della nostra azienda, avesse mai immaginato che un giorno la sua bottega di artigiano sarebbe diventata una grande impresa – spiega Aurelio Obrelli – Alcuni elementi della sua storia mi portano a dire di sì. Ho sempre pensato che il nostro fondatore fosse un uomo capace di guardare avanti, con la consapevolezza che per realizzare qualcosa di importante siano necessari umiltà, spirito di sacrificio e tanto entusiasmo».

Cresciuta nel tempo

Secondo i documenti, Giuseppe Vittore era un «fabbro chiavaio» e si occupava della «fabbricazione di serrature di ogni tipo, eseguite artigianalmente su ordinazione dei privati». Poi però l’azienda passò di padre in figlio e gli Obrelli furono in grado di cambiare la loro attività nel tempo, sulla base delle diverse esigenze. «A fine Ottocento a Lavis, oltre a quella di mio nonno esistevano altre cinque botteghe artigiane di fabbri», ricorda Aurelio.

Dalle chiavi ai “fogolari”

Nei primi anni del Novecento l’azienda si era ormai ampliata: come riportato da una pubblicità del tempo, si occupava «di installazioni di acquedotti, suonerie elettriche, cucine» e dell’esecuzione «di qualsiasi lavoro, anche artistico, con la costruzione a macchina di grate su qualsiasi disegno». Dalle chiavi si passò ai “fogolari” e poi alle ringhiere, fino ad arrivare con Aurelio alla specializzazione nell’idraulica. Oggi l’azienda dà lavoro a un’ottantina di persone, che diventano più di 300 se si considera anche il consorzio di imprese impiantistiche di cui è fra i fondatori. Anche per loro domani sarà un giorno di festa.















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