La prostituzione per parlare di noi
Lavis: stasera all’auditorium il monologo “Operetta immorale”, ingresso gratuito
LAVIS. Si sono conosciuti nei primi anni 2000. Lei occupava la palazzina Liberty. Lui svolgeva delle ricerche sui senza fissa dimora in piazza Dante a Trento. Per quanto Charlie Barnao, sociologo formatosi a Villa S. Ignazio, avesse incominciato ad insegnare all’università di Catanzaro, dove tuttora è docente, non si erano persi di vista. Tanto che, quando Barnao diede alle stampe l’ultima, per ora, sua ricerca (“Le prostitute vi precederanno. Inchiesta sul sesso a pagamento”) e Maria Vittoria Barrella si era messa a fare l’attrice, sia teatrale che cinematografica, l’idea è stata quella di ricavarne un adattamento per il palcoscenico. Che anche il sociologo, che non ci ha messo becco, vedrà per la prima volta stasera all’auditorium di Lavis non prima di intervenire per spiegarne il contenuto, il retroterra da cui poi la pièce ha preso ispirazione (alle ore 20, lo spettacolo, ad ingresso gratuito, inizierà alle 20.30).
“Operetta immorale” è messa in scena dalla compagnia “La Burrasca”, il soggetto è stato scritto da Renato Barrella (fratello di Maria Vittoria), le luci sono di Emanuele Cavazzana, la regia di Maura Pettorruso. Circa 1 ora di monologo, «per il quale ho studiato, frequentato associazioni che si occupano del fenomeno, è il frutto di un percorso che non approfondisce né il tema della tratta né la prostituzione di strada ma quella sommersa, che non si vede, nei night-club come in casa», riflette l’attrice. Il tentativo è quello di «affrontare una realtà che è parte della nostra società, senza volerne dare giudizi morali, anzi, potremmo dire che, in fondo, è un’indagine su noi stessi, sul mondo che abitiamo», aggiunge. Protagonista è Lavinia, 29 anni, che ha scelto questo mestiere, è una sex-worker, consapevole di quello che fa. «Certo - prosegue Maria Vittoria Barrella - a volte si pone anche dei dubbi, forse crede anche nell’amore ma non nel compromesso amoroso, chissà, magari è pure stata innamorata. È un lavoro che indaga i lati nascosti dell’umanità, parla di uomini normali, ognuno con la sua vita, vita e vite che contengono moltitudini».
L’attrice lascia fuori qualcosa che solo andando stasera a teatro si potrà apprendere fino in fondo. Un po’ di suspense. Come è giusto che sia. Per un adattamento originale e non usuale che cerca di scavare senza voler dare lezioni, trarre men che meno una morale, una ricetta buona per tutti e tutto. Semplicemente indagare, attraverso lo strumento della recitazione un aspetto “dietro le quinte” ma presente, dell’umanità, da sempre. In tutti i suoi lati. Ma Maria Vittoria Barrella qualcosa in più se lo lascia scappare. Il finale. L’ultima frase pronunciata da Lavinia, che, a ben vedere, è un manifesto contro tutte le ipocrisie, perlomeno molte. Amara, ma sincera: «Io resto qui. Dall’altra parte del sipario».