La parrocchia di Lavis: «Quaresima senza chat» 

L’appello. I fedeli sono invitati a spegnere cellulari, tablet e pc come penitenza tutti i venerdì  «Per riscoprire le relazioni personali, almeno al pomeriggio e a sera» spiega padre Lacirignola


DANIELE ERLER


LAVIS. Non basta più rinunciare alla carne, mettere da parte la cioccolata o vivere in maniera più sobria. La parrocchia di Lavis lancia un digiuno diverso come penitenza durante la Quaresima: un “No chat day” ogni venerdì, fino a Pasqua. La volontà è di chiudere in un cassetto i telefonini e di utilizzarli solo per fare del bene.

L’appello è stato condiviso in una locandina, indirizzata alla comunità dei fedeli di Lavis e Pressano. «Vogliamo affidarvi una sollecitazione penitenziale – si legge –: rinunciate all’uso di WhatsApp e di tutte le chat ogni venerdì, almeno il pomeriggio e la sera, per tutta la durata della Quaresima». Così a Lavis si sono inventati il «digiuno dai messaggini». «Lo scopo è di riscoprire le relazioni personali, in un mondo dove ci si incontra sempre meno – spiega al Trentino padre Stefano Lacirignola –. L’idea è partita dal nostro consiglio pastorale, parlando con i giovani. E poi è stata condivisa anche con gli adulti. Sono stati loro a dirci: “Sarà più facile astenersi dalla carne il venerdì che rinunciare al cellulare per qualche ora”».

Nomofobia

Esiste un neologismo – “nomofobia” – per indicare la paura di rimanere senza cellulare o senza connessione. Gli psicologi sottolineano il rischio che la comunicazione telefonica sostituisca completamente quella reale. Un pericolo per tutti, ma ancora di più per i ragazzi. Loro sono più fragili, perché hanno una personalità che si sta ancora formando nella crescita. «Me ne accorgo ogni giorno all’oratorio: i ragazzi stanno perdendo la capacità di stare insieme in maniera semplice – dice padre Stefano –. Spesso li vedi che si siedono in cortile, immersi nei loro smartphone. Non dialogano più, non giocano a calcio né a biliardo. Anche i giovani ci dicono le stesse cose. Passano le serate nelle chat e fanno fatica a trovarsi, anche solo per bere una birra al bar».

Un uso diverso

«Però bisogna precisare una cosa: non è tanto il mezzo da condannare, anche perché c’è chi lo usa per lavoro. Il problema è quando lo si usa nel modo sbagliato», sostiene padre Stefano. Così la parrocchia di Lavis propone un’altra idea, oltre al digiuno dai messaggini. Lo scrivono nella locandina del “No chat day”: «Sarebbe bello in questo tempo quaresimale (e non solo) fare una telefonata a una persona sola: a un anziano, a un malato o a un emigrato». Ricordarsi poi che dietro a ogni cellulare c’è una storia di sfruttamento: di “lacrime e sangue” – scrivono – per le persone che raccolgono il coltan, la “sabbia nera”, un minerale utilizzato per costruire i cellulari. Con i lavoratori condannati a condizioni di assoluto degrado, a rischio della vita.

«E poi – conclude padre Stefano – la cosa che ci interessa di più nella nostra comunità è che tutto questo serva per farci tornare all’essenziale. Per essere così persone più vere».













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