Il magico potere delle canzoni per risvegliare ricordi svaniti 

Anziani e memoria. Alla casa di riposo di Mezzocorona corsi di musicoterapia, con effetti sorprendenti anche su chi soffre di demenza. E a fine stagione ci sarà un vero e proprio concerto


DANIELE ERLER


MEZZOCORONA. «Chi fermerà la musica?», cantavano i Pooh. Il potere delle sette note supera anche i confini del tempo, portando benefici sorprendenti a chi deve fare i conti con i problemi dell'età avanzata. Lo sanno bene alla casa di riposo di Mezzocorona, dove da qualche anno organizzano i corsi di musicoterapia. «Gli anziani si ricordano di quando andavano in campagna e la vendemmia era sempre accompagnata dai canti – dice Mariangela Trapin, responsabile del servizio animazione –. Allora non c’erano altri divertimenti: ci raccontano di quando lavoravano nella stalla e il canto era l’unico modo per distrarsi».

Viaggio nel tempo

Oggi premere sul tasto “play”, e ascoltare certe canzoni del passato, per gli anziani di Mezzocorona è un viaggio nel tempo. È come se ci fosse una puntina del giradischi che non percorre i solchi di un vinile ma è capace di cancellare tutti gli anni che sono passati. «Dalla biografia di alcuni residenti sappiamo per esempio che andavano all’Arena di Verona ad ascoltare le opere. Ora, ascoltando gli stessi brani, ci dicono chi sono gli autori. E fanno rivivere tasselli della memoria altrimenti inaccessibili», spiega Trapin. Un fatto all’apparenza ancora più sorprendente per quegli anziani che soffrono di demenza. Ma che è invece più comprensibile pensando alle nostre esperienze. Alle canzoni che ci ricordano di un’estate al mare o del primo amore, quelle che hanno la capacità immediata di farci stare bene o di ricordare momenti tristi. La stessa cosa succede negli anziani, come fotografie sbiadite che tornano d’improvviso a fuoco attraverso una canzone.

La musicoterapia

A Mezzocorona il percorso di musicoterapia si ripete da tre anni, guidato dall’esperta Helga Flecker. L’attività cambia in base al vissuto e alle caratteristiche del singolo anziano: «Ci sono ospiti che non riusciamo a coinvolgere in nessuna altra attività, ma con la musica tutto cambia», dice Trapin. C’è chi si rilassa con il suono terapeutico dell’arpa. Chi gioca con i palloni, da muovere a tempo di musica. E chi invece fa un’esperienza attiva, suonando piccoli strumenti: triangoli, cembali, sonagli, tamburi, legnetti e piccoli tubi. A fine stagione ci sarà un vero e proprio concerto, con gli anziani che faranno da musicisti: se negli anni scorsi si faceva al chiuso della casa di riposo, ora si sta cercando un posto all'aperto, magari in un parco di Mezzocorona. Anche perché la musica ha sì un effetto benefico sugli anziani, ma non solo. È scientificamente provato che la musica è in grado di rilasciare dopamina, un neurotrasmettitore che ha effetti benefici anche sull’umore. Quando ascoltiamo una canzone, si attivano allo stesso tempo diversi circuiti del nostro cervello. E da qui nasce anche il suo potere terapeutico e la capacità di risvegliare ricordi che sembravano perduti.

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