Il Comune di Lavis lancia la “Terza Accoglienza”
Delibera della giunta per partecipare al progetto del Centro Astalli e Caritas per aiutare i migranti nel graduale processo di indipendenza nella vita sociale
LAVIS . «In realtà qui noi ci occupiamo da anni di progetti di integrazione. Lo facevamo in maniera naturale, senza che nessuno se ne preoccupasse. Solo ora sembra che questo sia diventato un tema di attualità e bisogna stare attenti a spiegare bene le cose». A dircelo non è un politico, ma un funzionario del Comune di Lavis, quando chiediamo in municipio qualche informazione in più su una delibera appena pubblicata.
Il nuovo progetto si chiama “Terza Accoglienza” ed è stato approvato nell’ultima seduta della giunta comunale del sindaco Andrea Brugnara. Il centro Astalli di Trento – ovvero il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia – cercherà a Lavis un appartamento di proprietà di privati, Itea o di un ente pubblico. Lo metterà a disposizione di una famiglia di immigrati. Ognuno di loro rimborserà una quota di spesa mensile: si ipotizza circa 200 euro. Il Comune di Lavis e la Caritas parteciperanno con altri 200 euro ogni mese. La Giunta ha già stanziato per il progetto tremila euro. Sono fondi che non sono tolti al resto dei servizi del Comune, perché provengono da specifiche risorse del Ministero dell’Interno: il cosiddetto “fondo accoglienza”, chiamato anche “bonus gratitudine”. L’obiettivo è di aiutare i migranti nel graduale processo di indipendenza, integrazione lavorativa e sociale verso il raggiungimento di condizioni economiche sostenibili.
Ma cos’è la “terza accoglienza”? L’assessore Franco Castellan ci spiega che è un «passaggio ulteriore per il raggiungimento dell’autonomia». In sintesi, la “prima accoglienza” è quella nei grandi centri, dove si cerca di dare una risposta immediata all’emergenza, per esempio nei luoghi degli sbarchi. La “seconda accoglienza” è invece diffusa nei territori, come in Trentino avviene negli appartamenti gestiti da Cinformi. Succede anche a Lavis, dove dalla primavera del 2017 vive una famiglia di tre persone, ospitata nella cosiddetta “casa anziani” di via Degasperi: «Un’esperienza positiva – conferma Castellan – la famiglia ha instaurato buoni rapporti sia con i vicini sia con alcune realtà associative del paese». La “terza accoglienza” si rivolge invece alle persone che escono dai percorsi di accoglienza ministeriali, ma che non hanno ancora una stabilità lavorativa che permetta loro di trovare una casa.
Non è puro assistenzialismo, ci spiegano in municipio. Il progetto prevede infatti che gli operatori del Centro Astalli, ma anche i servizi comunali e la Caritas, diventino «un tramite tra la cittadinanza e i rifugiati per costruire ponti e relazioni. Perché una situazione di fiducia e conoscenza reciproca possa servire per migliorare il benessere sociale sia delle persone coinvolte, sia del paese nel suo complesso», dice Castellan.
Una convinzione che però sembra stridere con la decisione provinciale di tagliare sui costi di accoglienza e integrazione. A Lavis non vogliono fare un confronto diretto con la Provincia. Ma in municipio sono comunque convinti che se oggi il paese è un modello di integrazione riuscita, lo si deve anche ad anni di progetti. Iniziative come i corsi di italiano, i gruppi di cammino o le raccolte di fondi per la solidarietà. Tutte cose, dicono, che si sono sempre fatte «in maniera naturale, senza che nessuno se ne preoccupasse».
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