I volontari lo dimostrano: l’oratorio di Lavis è vivo 

L’addio dei padri canossiani. A luglio il padre generale della congregazione illustrerà i motivi in un’assemblea pubblica, ma la partecipazione al Grest è già un segnale importante per il futuro


DANIELE ERLER


Lavis. La data esatta ancora non si sa, ma già nel mese di luglio a Lavis ci sarà un incontro pubblico in oratorio per discutere dell’addio dei padri canossiani. La volontà è soprattutto quella di rasserenare gli animi, dopo la notizia – piombata come un fulmine a ciel sereno sul paese a metà maggio – che i canossiani lasceranno definitivamente Lavis a settembre. La paura è che questa novità comporterà anche la chiusura dell’oratorio, che da sempre è una “istituzione” di Lavis, cuore pulsante di attività e di animazione: una notizia non vera, ma che comunque si sta alimentando in maniera incontrollata nelle chiacchiere del paese. Per far capire come stanno veramente le cose e soprattutto spiegare i motivi di questo addio, a Lavis arriverà il padre generale della congregazione dei canossiani, quando tornerà dalla sua missione nelle Filippine.

Un esercito di volontari

La domanda che molte persone si fanno a Lavis è molto semplice: come può sopravvivere l’oratorio senza i padri canossiani? Ma anche la risposta è intuitiva e la si può capire guardando a quello che sta succedendo in questi giorni durante il Grest, il gruppo estivo che coinvolge i ragazzi del paese. Nella settimana appena conclusa (la seconda su quattro), ci sono stati infatti più di 230 iscritti, guidati - ed è questo il punto - da più di 70 animatori (tra adolescenti e giovani) e oltre 30 mamme. Se si guarda al totale complessivo, si superano i 500 iscritti e i 100 animatori, ovviamente alternati nelle quattro settimane di durata del Grest. Non esiste a Lavis altra realtà che in termini numerici abbia la stessa partecipazione di volontari. In altre parole, l’oratorio insomma sopravviverà comunque, anche senza i padri canossiani, grazie al contributo dei laici. Un vero e proprio esercito di volontari composto da ragazzi e mamme.

Aperto a tutti

Anche perché negli ultimi anni l’oratorio ha tutto sommato cambiato volto. Non è più infatti solo il luogo dove si educa al cattolicesimo con la catechesi. È frequentato sempre di più da ragazzi di altre religioni e di varie provenienze etniche. Non a caso, quest’anno il Grest è dedicato alla figura di Josephine Bakhita, una santa cattolica che ha pure soggiornato un paio di volte a Lavis, ma soprattutto una suora di colore, di origine sudanese. È un modo per educare i ragazzi ai valori dell’uguaglianza: «Non esistono bambini educati oppure maleducati, belli o brutti, più o meno vivaci, estroversi oppure tranquilli – spiega padre Stefano Laciriginola, condividendo una lettera firmata dagli animatori – il Grest è aperto a tutti senza esclusioni. Stiamo imparando il valore straordinario della fraternità nonostante le tante diversità: le proprie origini culturali, il colore della pelle, le capacità scolastiche e sportive, la religione e tanti altri pregiudizi che tenderebbero a farci dimenticare che siamo tutti fratelli». E questo è un insegnamento importante per tutto il paese. Anche per chi non è credente.

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