Dall’Istituto agrario al Campidoglio grazie ad una poesia 

San Michele all’Adige, ieri Denis Battisti con la sua prof  di italiano ha ritirato il terzo premio del concorso dell’Unpli


di Daniele Erler ; w


SAN MICHELE ALL’ADIGE. «Ai pei del castèl, gh’è en picol paesèl, vizim al castèl, gh’è en capitèl. Tut entorno en stradèl, davanti gh’è en gran portòn, che richiama ani de pasiòn. Quando te vai dentro, te se enlumina i òci, e te se daverze el cór. L’è na grande emozión. El prà dei tornei, i muri e i cancèi, tra i bastioni e la so maestosità, nel vardar zó la val, te senti la paze che el te dà, te senti na magia, che co la testa te voli via, en den pasà che l’è nà e nol tornerà».

Quella che avete appena letto, in puro dialetto trentino – e scusateci se non vi forniamo la traduzione –, è la poesia dedicata al castello di Beseno, scritta da Denis Battisti, studente di quarta superiore all’Istituto agrario di San Michele. Ieri è stato premiato al Campidoglio a Roma, terzo classificato nella sezione scolastica di un premio letterario nazionale, organizzato dall’associazione italiana delle Pro loco, l’Unpli, per opere in dialetto o nelle lingue locali.

Con lui ieri è scesa a Roma anche la sua insegnante: Eliana Gruber, che ha ricevuto una menzione d’onore. In un istituto professionale, come quello di Denis, non è facile appassionare i ragazzi alla poesia. «Come insegnante di italiano, di solito devo bacchettare i miei studenti per le loro espressioni dialettali o perché parlano troppo in dialetto – dice l’insegnante –. Quando ho saputo di questo concorso, ho pensato che fosse l’occasione per permettere loro di esprimersi e scoprire nuovi talenti, restando nella loro zona di comfort».

Il concorso è stato proposto a San Michele in quattro classi, ma solo Denis ha raccolto l’appello: «All’inizio l’ho fatto solo perché non vado bene in italiano e così speravo di poter prendere un bel voto – ammette –. Ci ho provato, non mi sarei mai aspettato di riuscire a vincere e di finire a Roma. Anche perché mi son detto: “È un concorso nazionale, chissà quante scuole parteciperanno. Ci saranno i licei”. E invece hanno scelto la mia poesia: è stata un’emozione incredibile».

«Tutto questo ha insegnato una cosa anche a me – dice la professoressa Gruber –. In realtà il dialetto non deve essere messo da parte: certo, è una cosa che normalmente ci troviamo a combattere all’interno delle classi, perché dobbiamo dare una preparazione diversa. Ed è importante che non sia l’unica forma di comunicazione. Però può essere uno strumento in più, con tutta la sua dignità. E così Denis ha scoperto delle abilità che non sapeva di avere».

In realtà il concorso è pensato per difendere la lingua dialettale, contro il rischio che scompaia. Nelle classi dell’indirizzo professionale all’Istituto agrario la situazione è diversa: il dialetto rimane la lingua principale, la difficoltà maggiore è semmai insegnare l’italiano.

«Ora non credo che continuerò a scrivere poesie per me», dice Denis. Ma poi ci ripensa: «Almeno che non mi venga l’ispirazione».

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