Audio-fiabe dalla nonna malata per le due nipotine di Lavis
Coccole a distanza. Iole Algeri vive da sola ad Alzano Lombardo e da tre settimane combatte contro il coronavirus Registra per le bambine della figlia, che vive in Trentino, le storie dei tempi di guerra che le raccontava suo padre
Lavis. «C’era una volta, in un paese lontano lontano…». Le storie e la fantasia, da sempre, riescono a superare i confini. Abbattono i muri e le distanze. Iole Algeri ha 65 anni e sta affrontando da tre settimane il coronavirus. Vive da sola, nella sua casa in provincia di Bergamo, ad Alzano Lombardo: è uno dei paesi nella zona più rossa, dove ci sono stati i primi focolai dell’epidemia in Italia. Lei si è ammalata quasi un mese fa e non è ancora guarita. Ormai da tempo non vede più la figlia e le nipotine, perché loro vivono in Trentino, a Lavis.
Così Iole ha iniziato a registrare la sua voce. In piccoli file audio, incide le stesse storie che le raccontava il papà quando era piccola. E le invia fino a Lavis, alle nipotine: ogni volta che premono “play”, come per magia sentono la voce della nonna che racconta di principesse e di guerrieri, di re e di mondi incantati. Dove tutti, alla fine, vivono “felici e contenti”. «Io non so da dove vengano queste storie – spiega Iole al Trentino –. Mio padre mi diceva che i soldati se le raccontavano durante la guerra, mentre aspettavano il nemico. Anche loro si passavano il tempo così». Oggi, in provincia di Bergamo, si sta combattendo un’altra guerra. Ma il potere delle storie continua a superare i confini. Ad abbattere i muri e le distanze.
Iole, innanzitutto come sta?
Diciamo che le prime tre settimane critiche le ho superate e ora sto un po’ meglio. Ho preso una forma più leggera della malattia, non ha causato la polmonite. Ma il mio medico mi ha detto che ci vorranno un paio di mesi perché io non abbia più febbre, stanchezza, catarro, disturbi alla pancia e gli altri sintomi dati dal virus. Non sto affatto bene.
Lei ha affrontato la malattia a casa, non in ospedale.
La febbre non è mai salita oltre una certa temperatura e se non hai febbre che si mantiene sui 39 o 40 gradi non ti prendono in considerazione, perché negli ospedali non hanno spazio.
Come è iniziata?
All’inizio mi sentivo esageratamente stanca, poi è arrivata la febbre, che non scendeva mai sotto i 38 gradi. Avevo sempre il catarro in bocca, anche senza la tosse, e un brutto sapore. Non riuscivo più a mangiare.
Non è una normale influenza?
Assolutamente no, non sono mai stata così male. Ti senti come se avessi qualcosa che ti mangia da dentro, che ti ruba tutto quello che hai. Io sono fra quelle che stanno sperimentando il farmaco, quello contro l’artrite reumatoide. In effetti da quando lo uso sto meglio. Non è una cura, ma riesce ad alleviare i sintomi. Però bisogna essere chiari: questa malattia è un inferno. Ora, basta che faccia un piccolo sforzo, come scendere in cortile a portare la pattumiera, che mi si alza la febbre. Questo virus ti toglie le forze, perché non hai più lo stesso ossigeno che scorre nel sangue.
Però Lei ha deciso di reagire e lo ha fatto narrando delle fiabe.
Mi è sempre piaciuto fare teatro e raccontare le storie. Le mie nipotine, che vivono Lavis, sono abituate che le racconto a loro, quando le vedo. Solo che adesso siamo lontane. Allora ho pensato di registrarle con dei messaggi vocali. Poi le ho inviate anche ad altri amici e tutti mi hanno chiesto di continuare. Mi hanno detto che sono belle e non ho dubbi che lo siano davvero, perché sono le storie che mi raccontava mio papà. Io così mi passo il tempo, perché sono qui da sola, che non posso più vedere nessuno.
E così fa felici anche le sue nipotine.
Sì. Ma la prego, mi faccia dire un’ultima cosa.
Prego.
Non fate l’errore che abbiamo fatto noi. State attenti. State a casa.
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