Lav contro la Provincia: "No all'ennesima ordinanza spara-orso"
L'associazione: "Ci sono delle regole dettate dal Piano d'azione che non possono essere calpestate a piacimento da politici in cerca di visibilità". LEGGI ANCHE: Fugatti: "troppi plantigradi sul territorio"
TRENTO. Lav all'attacco della Provincia sul caso dell'ordinanza per abbattere l'orso che il 22 giugno ha aggredito due uomini, padre e figlio, sul Monte Peller. Per l'associazione si tratta dell' "ennesima ordinanza spara-orso" ma "ci sono delle regole dettate dal Piano d'azione che non possono essere calpestate a piacimento da politici in cerca di visibilità". Va invece ricostruita "l'esatta dinamica dell'incontro ravvicinato, anche in questa occasione, risoltosi con lievi ferite agli umani coinvolti” e "se si trattasse o meno di una mamma orsa in difesa dei propri cuccioli, o di un orso solitario".
"Ciò pare non interessare al Presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, il quale, disinteressandosi di come si sono svolti i fatti, si dichiara pronto a firmare un’ordinanza di uccisione, una vera esecuzione, ed anzi rincara la dose asserendo che nel territorio della Provincia di Trento vi sono troppi orsi e che presto presenterà al Ministro dell’Ambiente un piano per ridurne il numero".
Tra le ipotesi della Lav quella che padre e figlio "si siano avvicinati inconsapevolmente ai cuccioli, provocando una reazione della mamma".
“Il piano di azione per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi (PA-COBACE), continua Stefani “ prevede delle regole e una serie di interventi più o meno energici in base all’evento avvenuto e al comportamento dell’orso. In questo caso non si può affatto affermare di un attacco deliberato da parte del plantigrado e l’uccisione non è prevista dalle norme, oltre ad essere eticamente inaccettabile”.
"Purtroppo i presupposti sembrano portare invece verso finali scontati, come le crudeli uccisioni di Daniza e di KJ2 e l’ergastolo a vita per M49-Papillon. Siamo comunque pronti a fare il possibile per opporci ad una nuova ingiustizia e per tutelare come sempre anche nelle aule dei tribunali il diritto a vivere liberi, nei loro boschi, di questi splendidi animali".