La coppia scomparsa

Laura Perselli non ha avuto tempo di difendersi

Aggredita e uccisa in casa per strangolamento. È stato confermato che l’assassino ha usato una corda e che ha stretto al collo la vittima per almeno un paio di minuti per attendere il decesso



BOLZANO. Dai primi dati ufficiali dell’autopsia svolta dal professor Dario Raniero dell’Università di Verona giunge la prima conferma importante: Laura Perselli è sicuramente stata uccisa per strangolamento ed il suo assassino le ha tolto la vita utilizzando una corda che può essere assolutamente compatibile con quelle utilizzate per arrampicare in montagna e che Benno Neumair aveva in casa.

Il secondo dato importante è agghiacciante perchè lascia presupporre una meticolosa premeditazione dell’omicidio ed una esecuzione perfetta. Laura Perselli, infatti, non avrebbe avuto neppure il tempo di tentare una reazione per evitare di morire assassinata la sera del 4 gennaio scorso. Sul suo corpo l’anatomopatologo Raniero non ha infatti rilevato alcuna ferita da difesa. 

Dall'Adige riemerge il corpo di Laura Perselli. Le ricerche a Ora e Vadena con gommoni ed elicotteri

Grande dispiego di uomini e mezzi oggi, 6 febbraio, per cercare i coniugi scomparsi a Bolzano. Il ritrovamento nei pressi di Ora con il gommone (foto DLife)

Benno subito dall’estetista

L’eliminazione fisica di Peter Neumair e Laura Perselli sarebbe stata vissuta da Benno, in carcere con l’accusa di doppio omicidio e occultamento di cadavere, come una svolta positiva della sua vita, una sorta di liberazione psicologica.

Al punto che pochi giorni dopo la scomparsa del padre e della madre l’uomo non seppe resistere al desiderio di recarsi dall’estetista per un trattamento di dermopigmentazione.

All’epoca Benno Neumair era ancora un uomo libero. Furono proprio le operatrici del centro estetico bolzanino a riconoscerlo. Non per la sua struttura fisica (molto diversa da quella riportata sui giornali ed in televisione sulla base di fotografie di un paio di anni fa) ma per un particolare che oggi risulta alquanto sinistro: il giovane si presentò utilizzando il cognome della mamma (scomparsa nel nulla solo qualche giorno prima) dicendo di chiamarsi Benno Perselli. Gli appuntamenti con il centro estetico furono due. Negli atti ci sono prove di pianificazione e anche di clamorosi depistaggi.

Coppia scomparsa a Bolzano, simulazioni con manichini al ponte di Vadena

Accertamenti tecnici nella mattinata di oggi, 28 gennaio, con il lancio dal ponte di manichini nelle acque dell'Adige. Il ponte è quello dove sono state ritrovate le tracce di sangue che i Ris hanno attribuito a Peter Neumair (foto Pablo Acero)

Le ricerche del corpo di Peter

Riprenderanno a breve le ricerche nell’Adige del corpo di Peter Neumair, il papà di Benno. La maxi operazione di sabato e domenica non ha dato alcun esito. La salma di Laura Perselli invece, sempre nell’Adige, è stato trovato. L’autopsia ha detto che la donna sarebbe morta per strangolamento.

IL GIALLO DI BOLZANO

Spariti da un mese

Spariti nel nulla. Da un mese e mezzo. Il figlio Benno è in carcere con una doppia pesante accusa: duplice omicidio e occultamento di cadavere.

La famiglia

Laura Perselli, 68 anni, e Peter Neumair, 63, vivono in un'elegante palazzina al civico 22 di via Castel Roncolo. Hanno due figli. Benno, 30 anni, che vive con loro, e Madè, 26 anni, laureata in medicina e specializzanda in ortopedia a Monaco. Da quanto emerso nelle giornate successive alla scomparsa, i rapporti tra Benno e i genitori, in particolare il padre, non sono facili. La mamma, in alcuni messaggi, aveva espresso a delle amiche la preoccupazione per una situazione che stava diventando sempre più pesante.

La scomparsa

Tutto parte da via Castel Roncolo 22, lunedì 4 gennaio. Tutto parte dalla bella casa in cui Laura e Peter vivono, in uno delle zone più prestigiose della città. Da lì, i coniugi sono usciti prima di scomparire. Sono usciti a piedi: Peter con il cellulare in tasca, Laura con il cellulare e la borsa.

L’allarme

A lanciare l'allarme è stata, nel pomeriggio del giorno successivo alla scomparsa, la figlia Madè, che non riusciva a contattare la mamma, con cui si sente tutti i giorni. Ai carabinieri Benno ha riferito di non essersi accorto dell'assenza dei genitori perché aveva passato la serata e la notte di lunedì con un'amica. E la ragazza ha confermato le dichiarazione del giovane. Mercoledì 6 gennaio mattina, scattano le ricerche sulle rive dell'Isarco e sul Renon, dove Laura e Peter vanno spesso per camminare e compiere escursioni.

Telefoni spenti

I telefoni cellulari della coppia bolzanina scomparsa nel nulla sono stati spenti (o comunque hanno cessato di funzionare) tre le 21 e le 22 di lunedì 4 gennaio, non nella prima serata come era trapelato in un primo momento. È un dato tecnico che rende ancora più misterioso e complicato il caso.

Le ricerche

Da subito sono partite le ricerche dei coniugi: nella casa di Bolzano, sul Resia, nell’Adige – sia in territorio trentino che altoatesino – con l’ausilio di droni, cani molecolari e con un dispiegamento di forze mai visto: straordinario il lavoro anche dei Vigili del fuoco. Il corpo di Laura è stato trovato, quello di Peter no.

Il giallo delle bottiglie di acqua ossigenata

Il 3 febbraio sono emersi nuovi dettagli sul sopralluogo effettuato martedì nella casa di via Castel Roncolo: i Ris hanno cercato delle tracce che Benno, secondo l'accusa, avrebbe cercato di cancellare utilizzando dell'acqua ossigenata. Una prima bottiglia di acqua ossigenata era stata trovata dagli inquirenti nel bagagliaio della Volvo, fermata mentre stava per entrare in un autolavaggio. Al volante c'era Benno, che in quell'occasione era accompagnato da una sua amica, una ventenne che aveva iniziato a frequentare da poco tempo. Questa ragazza è già stata sentita dagli inquirenti come testimone, ma non è indagata. Successivamente gli inquirenti hanno scoperto che Benno avrebbe acquistato una seconda bottiglia di acqua ossigenata e sospettano che questa sia servita per pulire determinate zone dell'appartamento, ovviamente prima che questo venisse posto sotto sequestro e che il trentenne fosse indagato.

Le accuse della Procura

L'ipotesi degli inquirenti è che dopo avere ucciso i genitori - nell'appartemento attiguo a quello dove i tre vivevano - e dopo averli caricati sulla Volvo V70 di famiglia - il 30 enne si sia liberato dei corpi gettandoli nell'Adige da un ponte di Vadena, in prossimità della discarica Ischia-Frizzi. È lì che il 22 gennaio i carabinieri trovano una traccia di sangue: le analisi del Ris accertano che il sangue è di Peter Neumair.

I pm Igor Secco e Federica Iovene sono convinti che Benno abbia lanciato nel fiume i cadaveri dei genitori prima di andare a casa dell'amica Martina è lì che trascorre la notte tra 4 e 5 gennaio. "Veniva sempre con i mezzi, quella sera invece è venuto in macchina", dice la ragazza ai carabinieri. Un particolare ritenuto interessante nella ricostruzione del duplice omicidio. E aggiunge: "Gli ho lavato i vestiti".

Benno si difende

Secondo quanto afferma Benno, lunedì 4 gennaio – data della sparizione dei genitori – egli si sarebbe recato in un luogo isolato, un laghetto frequentato solo da pescatori, per rilassarsi. Benno ha cercato così di giustificare il lasso di tempo intercorso fra le 21 e pochi minuti prima delle 22, quando la sua auto – una Volvo station wagon – è stata ripresa dalle telecamere stradali. Circa quaranta minuti in cui l’uomo aveva anche lo smartphone spento, quindi irrintracciabile. Proprio negli stessi attimi anche i cellulari dei genitori venivano spenti per sempre.

La svolta

Benno Neumair si è costituito nella notte, tra il 28 e il 29 gennaio, ma non ha confessato ed è al momento sottoposto a fermo di indiziato di delitto. I suoi legali sono certi della sua estraneità ai fatti contestati.

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