agricoltura

La Fondazione Mach celebra i suoi primi 150 anni

Dal 1874 a oggi l’Istituto di San Michele è un punto di riferimento nella ricerca e nella formazione in ambito agricolo


Carlo Bridi


SAN MICHELE ALL’ADIGE.  Sabato 28 settembre sarà una giornata da ricordare per la Fondazione Mach, con la cerimonia conclusiva di un percorso di eventi che si sono sviluppati nel 2023 e 2024 a cura del comitato organizzatore, a 150 anni dalla nascita dell’Istituto. Una mattinata densa di appuntamenti alla quale sono stati invitati coloro che hanno operato a vario livello all’interno di FEM oltre alle autorità provinciali.

Confrontando la situazione dell’agricoltura 150 anni orsono e quella attuale, emerge come molte problematiche che deve affrontare l’agricoltura sono da paragonare con la situazione che esisteva quando nel 1874 il prof. Edmund Mach fondò la scuola. Ma va premesso che oggi la Fondazione ha strumenti e risorse ben diverse da quelle di allora.

Fanno capo alla FEM tutti i servizi di sviluppo che interessano l’agricoltura dalla ricerca alla sperimentazione, alla consulenza tecnica, alla scuola agraria, alla formazione professionale alla formazione permanente degli agricoltori. Ma ai classici problemi delle fitopatie si aggiungono in continuazione nuovi problemi: le modificazioni climatiche hanno portato alla diffusione di insetti alieni, la Drosophila Suzukii e negli ultimi anni anche della cimice asiatica.

Ebbene, proprio su questi temi la Fondazione Mach è fortemente impegnata nella ricerca di una lotta naturale per non dover aumentare l’uso dei fitofarmaci. Su questi temi la FEM è capo fila a livello internazionale.

Ne è convinto anche il presidente Mirco Maria Cattani che afferma: «FEM dispone di dotazioni tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto beneficia delle competenze professionali che le vengono riconosciute anche a livello internazionale. L’ente di San Michele si trova, quindi, a svolgere un ruolo impegnativo, che consiste da 150 anni nell’ accompagnare gli agricoltori sulla strada della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che è la premessa per garantire un futuro al settore e soprattutto alle giovani generazioni e a tutta la collettività, avendo il settore primario un impatto importante nel contesto sociale e ambientale. La qualità dei prodotti e l’attenzione all'ambiente, in altre parole un sistema agroalimentare sano e rispettoso dell'ambiente, deve essere l'obiettivo a cui si ispirano tutti i soggetti che operano nel sistema agricolo».

Ma anche sul fronte della ricerca FEM da anni sviluppa attività che hanno avuto e ottengono un significativo interesse non solo da parte del mondo agricolo ma anche di quello imprenditoriale. Ad esempio le TEA promettono di essere uno strumento chiave per incrementare la sostenibilità delle prassi agricole. Questo è un tema cruciale per la competitività del settore agroalimentare nazionale e internazionale. Creare varietà resistenti ai patogeni, coltivabili con meno input chimici, in grado di fronteggiare gli effetti avversi dovuti dalle “interferenze” che oggi sono come un tempo, all’attacco delle colture e quindi del lavoro degli operatori del settore, è un imperativo per consentire di migliorare la produttività alimentare e il reddito di tutto il comparto. Su questi temi la FEM è impegnata tutto tondo. Il ruolo del Centro Trasferimento Tecnologico si rivela cruciale perché è l'anello di congiunzione che trasferisce ai nostri stakeholder i risultati ottenuti dalla ricerca.

Esso supporta e accompagna gli agricoltori nella gestione quotidiana delle attività in campagna. Il rapporto tra consulenza e osservazione che proviene dall'operatore agricolo è stata la grande intuizione del primo direttore Mach. Egli, infatti, ha voluto caratterizzare il suo progetto di scuola, presentato alla Dieta tirolese di Innsbruck, proprio con il trasferimento in campagna delle conoscenze che gli venivano impartite agli allievi ma che uscivano anche dai laboratori. Oggi questo continua in un incessante rapporto di reciproco scambio che proviene dallo stretto coinvolgimento dai consulenti CTT con gli agricoltori. Alla FEM si promuove una filiera formativa completa e articolata su più livelli, dall'istruzione tecnica e professionale al corso post diploma per arrivare al programma di dottorato. Stiamo lavorando affinché il percorso viticolo - enologico, il corso post diploma per la formazione di enotecnici, sia ulteriormente valorizzato nell’ambito della riforma degli istituti tecnici in itinere a livello nazionale, ricorda il presidente. Certo, fondamentale è il fatto che nella gestione di un ente così complesso vi sia un Cda, nel quale i rappresentanti del mondo agricolo hanno un ruolo importante, ma nello stesso tempo grazie ad altre componenti la FEM riesce ad essere attento a quanto accade fuori dal Trentino portando interessanti stimoli e input. Il Cda è il luogo di valutazione delle proposte e della attuazione delle finalità espresse dallo Statuto nell’intento di soddisfare primariamente le necessità concrete dei nostri agricoltori. Ultimo aspetto l'internalizzazione assieme al forte radicamento al territorio sono i due elementi di forza di FEM. La performance qualitativa della ricerca sta aumentando, come attestato dall’incremento dell'impact factor delle pubblicazioni scientifiche, oltre 250 all'anno, e dal numero delle collaborazioni con università ed enti in tutto il mondo: ben 570. Sul fronte della formazione la FEM ha collaborazioni con scuole tedesche, francesi e inglesi, ma anche di altri paesi, nel solco della tradizione per fornire agli studenti una visione aperta e internazionale.













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