sanità

La denuncia: «Operatori delle Rsa trentine esclusi dai nuovi ristori Covid, è una discriminazione»

Dura presa di posizione della Fenalt: non sono figli di un Dio minore



TRENTO. “Gli operatori delle case di riposo si sentono presi in giro e non sono disposti a tollerare questa situazione”. Sono le parole di Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt e responsabile area Apsp, a commento di quella che definisce una discriminazione inflitta ai dipendenti delle Rsa.

La questione, che sta generando un profondo malumore nel mondo delle case di riposo – viene spiegato –  è legata alla disparità di trattamento fra lavoratori di Apss e di Apsp sul tema ristori Covid.

Dall’incontro sul rinnovo del contratto delle Autonomie locali tenutosi l’11 aprile fra Apran e organizzazioni sindacali – dice la Fenalt – è emerso, infatti, che mentre per i dipendenti di Apss è stata prevista una terza tranche di ristoro per l’impegno profuso durante l’emergenza Covid, nessun riconoscimento aggiuntivo è stato previsto per gli operatori delle case di riposo.

“La pressione subita dal personale delle Case di riposo – osserva Marco Stefani, rappresentante sindacale Fenalt nelle Rsa – è stata inimmaginabile. Non abbiamo intenzione di sottostare ad una decisione discriminatoria che ancora una volta evidenzia la scarsa considerazione dell’Amministrazione per chi svolge un lavoro estremamente delicato, perché accompagna i nostri anziani durante la fase più fragile della loro esistenza.

Non riconoscere dignità al lavoro degli operatori delle Rsa significa non riconoscere dignità agli ospiti delle residenze”.

“In questi giorni Fenalt sta riflettendo sulle iniziative da adottare per far sentire la voce dei lavoratori delle Rsa: non siamo figli di un Dio minore – commenta Roberto Moser – chiediamo all’assessore Stefania Segnana che ci incontri per porre rimedio a questa situazione”.













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