il report

L’indagine: i trentini vorrebbero più figli di quanti ne hanno


Il 40% dichiara di volerne due, ma il tasso di fecondità è di 1,37 per donna. Dominano le preoccupazioni economiche per gli uomini, le difficoltà di conciliazione per le donne. Fugatti: "Dato che interroga"



TRENTO. C’è un divario tra la volontà o il desiderio di natalità e la sua realizzazione pratica. Detto in altri termini, i trentini vorrebbero più figli di quanti ne hanno, oppure ne vorrebbero se non ne hanno (ancora) avuti. Il focus emerge dal report “La natalità in Trentino fra desideri e realtà” elaborato dall’Ispat sulla base dell’indagine sulle famiglie realizzata nel 2023 dallo stesso istituto, che aveva coinvolto 4.116 individui, per 1.852 nuclei familiari intervistati in autunno 2023.

“Stando ai dati, quasi metà della popolazione adulta non realizza le proprie intenzioni in fatto di natalità - nota il presidente della Provincia Maurizio Fugatti - Un divario o disallineamento tra le intenzioni riproduttive e la loro realizzazione, che ci deve interrogare. È positivo il fatto che emerga un forte desiderio di avere figli, radicato nella popolazione trentina dai 18 anni in su, che però si scontra con una differenza nella realizzazione pratica. Ecco perché come comunità e come governo provinciale dobbiamo continuare a lavorare per rimuovere gli ostacoli che stanno dietro ad una piena realizzazione degli individui in fatto di progetti di vita familiare”.


 

Il report 
Ecco quindi alcuni elementi che emergono nell’approfondimento svolto dall’Istituto di Statistica della provincia di Trento (ISPAT) su quali siano i desideri in termini di genitorialità e quale sia la loro effettiva realizzazione in Trentino tra i residenti con almeno 18 anni di età. Un’elaborazione prodotta analizzando i risultati dell’indagine panel “Condizioni di vita delle famiglie trentine”, realizzata nel 2023 da ISPAT, in cui è stato inserito un modulo tematico ad hoc.


Si parte con un’analisi del contesto. La dinamica demografica di calo della natalità e di invecchiamento della popolazione, comune ormai fra le società avanzate, caratterizza anche il Trentino. Guardando al tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna in età feconda), il valore calcolato in Trentino è in flessione (1,37 figli per donna nel 2022 contro 1,65 nel 2010) e inferiore a quello dell’Unione europea (1,46 figli per donna nel 2022), ma più elevato rispetto al Nord-est (1,29 figli per donna) e all’Italia (1,24 figli per donna). La popolazione trentina cresce grazie al saldo migratorio, perché il saldo naturale è negativo dal 2015.



Di seguito quanto emerge a proposito del “desiderio” di natalità. Alla domanda sul numero “ideale” di figli che ognuno vorrebbe, solo il 4,9% della popolazione trentina risponde di non desiderarne nemmeno uno; il 40,1% del totale dichiara di desiderare due figli, mentre solo il 6% preferirebbe un unico figlio. Una quota rilevante dice di non sapere o preferisce non rispondere (22,7%).


Vi è dunque un disallineamento tra le intenzioni riproduttive e la loro realizzazione. Se realizzare la propria intenzione di fecondità significa eguagliare il proprio desiderio di avere figli con l’effettivo numero di figli avuti, il 46,9% della popolazione adulta non realizza le proprie intenzioni procreative. In media, la distanza tra i figli desiderati e i figli avuti è pari a uno, con 2,25 figli desiderati contro 1,22 figli avuti. Il 30,4% delle persone ha un numero di figli pari a quello desiderato, mentre il 43,8% ha sotto-realizzato la propria idea di genitorialità, con un numero di figli desiderati maggiore rispetto ai figli avuti.
Per le fasce più giovani della popolazione viene espresso un potenziale che potrebbe colmarsi nei prossimi anni, mentre per la popolazione più matura si parla di missing children, cioè di figli mancanti perché mai nati.


Infine l’analisi dei fattori che frenano il passaggio dall’aspettativa alla realtà. Nella percezione dei fattori che potrebbero ostacolare o far rinviare la nascita di un figlio prevalgono le preoccupazioni di carattere economico, soprattutto tra gli uomini (28,5%), mentre le difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro sono per le donne l’ostacolo maggiore (25,4%).













Scuola & Ricerca

In primo piano