L’agente penitenziario: «Non temo Forti, forse il suo è stato un gesto goliardico»
Il sindacalista Di Giacomo indicato come terza persona per presunte ritorsioni
LA VICENDA Un detenuto rivela: Chico Forti voleva contattare la ‘ndrangheta per «mettere a tacere Travaglio e Lucarelli»
LA POLEMICA Il sindacato penitenziari attacca: «A Chico Forti privilegi e accoglienza da star»
IL MINISTRO Nordio: "Per Chico Forti nessuna corsia preferenziale"
L'INCONTRO Chico Forti, l'abbraccio con la madre dopo 16 anni
VERONA. "Più che un fatto di cui temere, penso si sia trattato di un gesto goliardico da parte di Forti. Pur con le dovute riserve e il rispetto di chi indaga, credo che non ci sia mai stata una reale intenzione di farmi fare del male". Così l'agente e sindacalista Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di polizia penitenziaria, commenta la notizia riportata da alcuni giornali, secondo cui - da una dichiarazione la cui veridicità è da dimostrare - lui sarebbe la terza persona 'sgradita' dal detenuto Chico Forti e per questo indicata per possibili ritorsioni.
Le altre due persone, come era già emerso, sarebbero i giornalisti Selvaggia Lucarelli e Marco Travaglio. Sulla vicenda la procura di Verona ha aperto un fascicolo, dopo quanto riferito da una persona all'interno del carcere, secondo il quale Forti gli avrebbe chiesto di contattare un 'ndranghetista per metterli a tacere.