il caso

“In Trentino unità mobili per vaccinare i senza fissa dimora”

La questione è sollevata da Lucia Coppola in un’interrogazione: senza Green pass non possono accedere alle mense. Anche il Comune di Trento si muove per proteggere chi vive per strada



TRENTO. Fra i servizi per cui è necessario il Green Pass per accedervi, ci sono anche quelli dedicati alle persone senza fissa dimora, ai migranti come le mense o gli altri servizi al chiuso. 

E perché fino ad ora non sono state inserite anche queste persone nel programma di vaccinazione?

La questione la pone Lucia Coppola, consigliere provinciale del gruppo misto. E lo fa con un’interrogazione al presidente Fugatti proponendo anche delle soluzione come un’unità mobile di vaccinazione.

E non è sola. L'assessora alle Politiche sociali di Trento Chiara Maule ha chiesto all'Azienda Sanitaria di attivare in tempi brevi dei punti di vaccinazione nei luoghi "sensibili" frequentati dai senza dimora. 

“Non è pensabile – scrive su Facebook il sindaco di Trento, Franco Ianeselli – che le mense e i servizi per i fragili della città siano inaccessibili perché non siamo stati capaci di garantire a tutti il vaccino (e dunque il green pass). Trento è una città aperta, Trento vuole essere una città inclusiva. Non solo a parole”.

Green pass e senza fissa dimora: il Punto di Incontro distribuisce dei sacchetti per il pranzo

Il Punto d'incontro con una circolare provinciale è stato equiparato ad un ristorante quindi obbligato a chiedere il green pass. Così distribuiscono sacchetti con pranzo e qualcosa per cena ma va perso il principio del Punto d'incontro, quello della socializzazione divenendo un semplice e freddo distributore di cibo per sopravvivere. A chi già soffre di emarginazione e non solo. C.L.

Ma torniamo all’interrogazione di Lucia Coppola.

"Dal 6 agosto per accedere a numerosi servizi sul territorio è necessario essere in possesso del green pass o di un tampone che certifichi la negatività al Covid. Tra i vari servizi per cui è necessario essere in possesso del green pass ci sono quelli dedicati alle persone senza fissa dimora, ai migranti che devono accedere alle mense o i servizi al chiuso.

Ad oggi la Provincia di Trento non ha messo in atto azioni adeguate per intercettare queste persone e assicurare loro una protezione vaccinale.

Trattasi di persone che sono prive di abitazione, senza documenti, permesso di soggiorno e tessera sanitaria, che da un giorno all’altro non avranno più nemmeno il diritto di entrare nelle mense e luoghi deputati, come per esempio al Punto d’Incontro, che si è attivato allestendo tavole all’aperto per accogliere chi necessita di un pasto.

Si capisce che con l’autunno e il maltempo tutto ciò non sarà più possibile e quindi è necessario provvedere a vaccinare queste persone con alta vulnerabilità sociale che non possiedono nulla e sono senza diritti, creando un canale dedicato alla loro vaccinazione.

Considerata la complessità del fenomeno sociale, occorre prevedere una risposta organizzativa ad hoc con percorsi adeguati alle diverse situazioni, in collaborazione con le strutture competenti, i servizi sociali e/o associazioni di tutela e volontariato che operano sul territorio provinciale.

Questa collaborazione, risulta particolarmente efficace nei casi in cui è prevista la possibilità di vaccinare con offerta attiva e di prossimità, anche attraverso l’utilizzo di unità mobili vaccinali, con il coinvolgimento di mediatori linguistico-culturali che favoriscano la raccolta anamnestica propedeutica alla pratica vaccinale.

La complessità e l’eterogeneità delle fasce sociali coinvolte, rendono necessaria l’identificazione di contesti specifici da includere nella campagna vaccinale come centri di accoglienza notturna, case dell’ospitalità, case comunali, mense popolari, centri di accoglienza per migranti e ambulatori dedicati, per promuovere e facilitare iniziative di offerta attiva alla vaccinazione anti Covid-19 di questa delicata fascia popolazione». 













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