In Trentino ristoranti aperti a pranzo ma solo per i lavoratori
La “deroga” vale per chi svolge servizio sostitutivo di mensa per i dipendenti pubblici e privati: lo ha chiarito l'assessore Spinelli alle categorie
TRENTO. In Trentino i ristoranti possono rimanere aperti all’ora di pranzo, in “deroga” alle chiusure imposte dal governo per le aree arancioni, purché limitino l’attività di ristorazione alle sole aziende, ovvero ai dipendenti pubblici e privati. In buona sostanza, svolgendo il servizio sostitutivo di mense.
Lo ha evidenziato, mettendolo nero su bianco, l’assessore provinciale al lavoro Achille Spinelli inviando una specifica comunicazione al Commissario del Governo Sandro Lombardi, al Questore Claudio Cracovia, al presidente del Consorzio dei Comuni Paride Gianmoena, ai presidenti delle Comunità di valle, al presidente della Camera di Commercio Giovanni Bort, al collega della Confesercenti Renato Villotti, a quello della Cooperazione Roberto Simoni e al massimo rappresentante di albergatori e imprese turistiche Giovanni Battaiola.
Volontà dell’assessore dare massima visibilità a una informazione che potrebbe fornire una boccata d’ossigeno non di poco conto per le imprese della ristorazione trentina, messe in ginocchio dall’ennesima chiusura decisa per fronteggiare la nuova ondata pandemica.
“Alla luce delle richieste presentate alle strutture provinciali, in ordine all’utilizzo dei buoni pasto quale servizio sostitutivo di mensa per dipendenti pubblici e privati, si precisa che la norma consente lo svolgimento all’interno di pubblici esercizi dell’attività di ristorazione in favore dei lavoratori di aziende con le quali tali esercizi instaurino un rapporto contrattuale per il servizio di mensa e catering continuativo, come illustrato dal Ministero dell’Interno con la nota di chiarimento del 22 gennaio”, la precisazione di Spinelli.
Che prosegue oltre, entrando nel merito della questione: “Considerato che gli enti pubblici o privati possono garantire ai propri dipendenti un servizio sostitutivo di mensa aziendale reso a mezzo dei buoni pasto, per il tramite di esercizi convenzionati, si ritiene che gli stessi possano continuare a svolgere tale attività di somministrazione negli orari stabiliti dal contratto-convenzione e nel rispetto dei protocolli e delle linee guida diretti a prevenire o contenere il contagio, nonché della legislazione vigente in tema di attività produttive”.
La comunicazione si è trasformata presto in una notizia, che ha cominciato a circolare fra gli addetti ai lavori a tal punto che in diversi si sono subito messi all’opera organizzando il lavoro. Essenziale disporre della documentazione necessaria per evitare il rischio di sanzioni.
“Per agevolare l’attività di verifica della sussistenza delle condizioni richieste da parte degli organi accertatori deve essere disponibile per la visione copia dei contratti-convenzioni sottoscritti con le aziende o con gli enti pubblici, nonché degli elenchi nominativi del personale preventivamente individuato quale beneficiario del servizio oppure altro modo di identificazione dello stesso (tessere identificativa)”, si legge nella comunicazione dell’assessore.