lavoro

In Trentino mancano lavoratori stagionali

Tra meno di un mese inizia la stagione della vendemmia e della raccolta delle mele, ma gli operai necessari sono sempre di più di quanti se ne riescono a trovare


Astrid Panizza Bertolini


TRENTO. Fra poco meno di un mese si aprirà la stagione della vendemmia e con essa cominceranno a lavorare più di 20 mila braccianti stagionali, impegnati non solo nella raccolta di uva ma anche di mele. La stagione dei piccoli frutti, però, è già iniziata. «Possiamo dire che la prima fase è quasi ultimata – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, Gianluca Barbacovi – per quanto riguarda infatti la raccolta di ciliegie, albicocche e piccoli frutti il grosso è fatto. Prossimamente, invece, ci sarà il clou della vendemmia e della raccolta mele e la difficoltà maggiore nel reperire lavoratori stagionali si concentra in quel periodo».

La vendemmia comincerà a metà agosto con le varietà da spumante, per poi proseguire fino a inizio ottobre, ma quanti lavoratori sono impiegati in questo settore in Trentino? «Si parla di una media che va dalle 22 alle 25 mila persone sull’intero arco dell’anno in tutto il contesto agricolo. - ha continuato Barbacovi - È chiaro che la maggior parte sono stagionali e si concentrano nel periodo di vendemmia e raccolta. Sul totale, poi, i due terzi sono stranieri ed è proprio quella fetta di personale che fatichiamo a reperire. Vengono per la stragrande maggioranza dalla Romania, ma negli ultimi anni il numero è calato, probabilmente perché le condizioni sono migliorate nel loro Paese, o perché trovano condizioni migliori in altri Stati, forse qui diamo troppo poco tempo di lavoro, un mese potrebbe non valer loro la pena. Oltre alla Romania ci sono poi stranieri comunitari che raggiungono la nostra provincia per la raccolta e circa 1200-1300 extracomunitari, la maggior parte serbi, albanesi, pakistani e marocchini. I rimanenti sono lavoratori autoctoni che reclutiamo anche grazie alla campagna promossa in collaborazione con l’Agenzia del Lavoro. Una delle fatiche maggiori per gli imprenditori agricoli, però, non è solo trovare personale, ma anche mantenerlo negli anni. In passato, infatti, le persone che venivano formate tornavano nello stesso posto anche le stagioni successive, adesso invece molto spesso cambiano e ogni anno, quindi, bisogna formare nuovamente il personale».

Ma i problemi del lavoro stagionale non sono finiti qui. «Gli imprenditori agricoli sono organizzati con appartamenti da mettere a disposizione agli stranieri, ma non è così facile avere stanze proprie o prenderle in affitto. Abbiamo chiesto alla Provincia di poter avere almeno un mese all’anno la disponibilità di foresterie agricole per concederle ai lavoratori che vengono da lontano. Ma nonostante alcuni riscontri positivi, non è ancora stato fatto nulla in tal senso». A questo tema si è legato anche Paolo Calovi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori in Trentino (Cia). «Bisogna dare dignità all’alloggio, però non è semplice perché non tutti gli agricoltori ne hanno a disposizione ed è pure difficile trovare case in affitto perché le stagioni turistiche si sono allungate e quindi anche nel mese di settembre ci sono persone in vacanza».

Ma anche la Cia aveva chiesto alla Provincia un aiuto. «La nostra richiesta era quella di utilizzare dei bungalow da posizionare in zone comode dei paesi oppure all’interno delle aziende. Ma sembra che ci siano dei problemi di natura burocratica e quindi per quest’anno non se ne fa nulla». La burocrazia per gli imprenditori agricoli non si ferma agli alloggi, ma riguarda tutto il procedimento di assunzione dei lavoratori stagionali. «Devo ammettere che la situazione quest’anno in generale è più tranquilla rispetto agli altri anni, perché nonostante la difficoltà nel reperire manodopera, sono stati reintrodotti i voucher, con cui si può lavorare fino a 45 giornate. - ha spiegato Calovi - Sono dedicati a pensionati, studenti, cassintegrati, che fino all’anno scorso non potevano prestare servizio. Secondo me poi sarebbe importante che i migranti presenti in Trentino potessero dare una mano, anche perché sarebbe un sistema per dare dignità alle persone. Ma è sempre la parte burocratica che blocca tutto, bisognerebbe semplificarla. Gli stranieri che lavorano nella raccolta stagionale vengono invece da altri Paesi e sono regolamentati dal Decreto Flussi. Abbiamo avuto qualche difficoltà anche con questo decreto che inizialmente aveva consentito l’accesso a pochi lavoratori, poi per fortuna hanno alzato il numero permesso».

Per risolvere questo problema, quindi, cosa si potrebbe fare? «Chiediamo semplificazione nel poter accedere alla manodopera estera. - ha spiegato il presidente di Cia - Altri Stati organizzano voli charter per portare i lavoratori nel loro Paese. Qui la manodopera proveniente da Paesi comunitari comincia a scarseggiare e capisco la situazione. Vanno più volentieri in Germania e in Olanda dove i salari sono più alti. Perché? Ecco spiegato: al datore di lavoro il collaboratore costa meno perché ci sono meno tasse da pagare e il lavoratore guadagna di più. Qui siamo lontani anni luce da quel modello e sarebbe ora di adeguarsi a questi Paesi più avanzati».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.