Storie di donne

Ilaria Collini vola libera in snowboard, fra trick e salti

È cresciuta sulle montagne di Madonna di Campiglio: ora lì ha la sua Accademia di freestyle e allena giovani promesse


Elena Baiguera Beltrami


MADONNA DI CAMPIGLIO. Ilaria Collini ha il sorriso della Gioconda, 35 anni, la freschezza della ragazza della porta accanto e una passione sfrenata nei confronti dello snowboard freestyle che ne ha fatto una sorta di piccolo fenomeno fin da quando era bambina.

A Madonna di Campiglio, nessuno ha dimenticato i numerosi podi conquistati da adolescente ai Campionati Italiani nelle specialità del freestyle e del boardercross. Dal 2010 è maestra di snowboard e dal 2014 allenatrice Federale di secondo livello. Oggi oltre all’insegnamento dello snowboard, gestisce insieme ad altri cinque colleghi la “Freestyle Academy” di Madonna di Campiglio, un centro di allenamento per discipline quali snowboard e freestyle.

Il freestyle è “l’enfant terrible” dello sci, il terreno è lo stesso, la neve, ma ciò che ne fa un’attrattiva irresistibile per i giovanissimi è la libertà d’espressione, che si tratti di “trick” (così si chiamano le figure in gergo) su una tavola da snowboard, o sugli sci. Un unico comune denominatore sta alla base del freestyle, sia nella pratica ad alto livello, ossia nelle gare (il freestyle è disciplina olimpica dal 1992), che nel puro divertimento: coniugare parole quali adrenalina, piacere, libertà, creatività, inventiva e soprattutto stile!

È tutto un mondo “free” quello che ha fatto di Ilaria Collini una delle pochissime allenatrici federali del Trentino. Oggi fare acrobazie con gli sci (sci molto particolari naturalmente) è uno sport di nicchia, ma fa tendenza tra i ragazzini, come tutte mode d’importazione USA. E sono state proprio le due tavole, a rotelle e sulla neve, ad avere ispirato i primi “sciatori free”, i quali hanno iniziato a utilizzare piste ad hoc – gli snowpark – e le rampe semicircolari – in inglese half-pipe – non solo con la tavola, ma anche con gli sci. E Ilaria la trovi sempre là, tutti i pomeriggi in palestra ad allenare schiere di piccoli acrobati.

Una vita tra i salti mortali, nel vero senso della parola?

Praticamente sì, ma sono stata fortunata perché ho goduto di due grandi opportunità, in primo luogo l’incontro con compagni di viaggio straordinari con i quali ho potuto condividere progetti, ideali, momenti di lavoro, organizzazione di eventi e in secondo luogo la fortuna di vivere a Madonna di Campiglio, una località dove il freestyle ha attecchito già dalla seconda metà degli anni 90. “Ursus Snowpark” sulle piste del Grostè è ormai una realtà affermata che, negli ultimi anni, ha toccato i vertici delle classifiche dei più grandi snowpark d’Europa, molti eventi di rilievo trovano in Campiglio un’affermata località di settore. Nel 2001 e nel 2007 abbiamo ospitato i mondiali di snowboard e di freestyle.

Una situazione particolarmente stimolante.

Proprio così. È stata una fortuna e insieme uno dei motivi principali che mi hanno condotto a scegliere questa disciplina: sono cresciuta in un contesto decisamente stimolante per quanto riguarda la possibilità di trasformare le mie passioni in un progetto di vita.

Ti senti una professionista realizzata oggi?

Con Davide Cecconi e altri allenatori abbiamo costruito passo dopo passo la “Freestyle Academy”, che oggi è uno dei Club tra i più attrezzati e qualificati dell’arco alpino, tanto che la struttura è diventata un punto di riferimento anche per realtà come il Corso Maestri di Sci del Trentino. Il freestyle, infatti, che è una delle più giovani discipline olimpiche, è ormai una specialità imprescindibile anche nella formazione dei futuri maestri di sci.

Quanti cambiamenti nell’ambito dello sci...

Assolutamente, tantissime davvero. Le discipline alternative allo sci alpino hanno avuto una forte evoluzione negli ultimi decenni. È indispensabile una preparazione adeguata per far frequentare in sicurezza ai ragazzi luoghi come gli snowpark. Per quanto mi riguarda lavorare con una figura di riferimento come Davide, allenatore di snowboard e freestyle della Nazionale Russa alle Olimpiadi di Pyeongchang nel 2018 e allenatore della Nazionale Italiana, per me ha rappresentato il punto di svolta.

Come si svolge il tuo lavoro?

L’impegno per l’attività a secco, ossia all’interno della nostra palestra, è molto forte, soprattutto se coniugata a quella in ambiente nevoso con gli sci club della località.

Quanti giovani istruite?

Alleniamo circa 120-150 ragazzini iscritti ai tre snowboarder club del paese. Molti bambini e ragazzi vengono da fuori e vengono indirizzati dai genitori, proprietari di case vacanza. Naturalmente seguo sia ragazzi che svolgono attività agonistica ad alti livelli, che ragazzi che si vogliono allenare in maniera funzionale. Capita anche di ospitare eventi agonisti importanti: lo scorso anno, ad esempio, abbiamo allestito una tappa del Campionato Italiano di Freestyle, con ben 95 iscritti, oppure eventi di rilevanza internazionale come il “Freestyle World Rookie Tour”.

Che cosa ti appassiona di più della tua attività?

Poter offrire ai ragazzi ciò che ai miei tempi non esisteva. Infatti non esistevano realtà come la nostra: se ti iscrivevi ad uno sci club facevi pali tutti i santi giorni, già se facevi snowboard eri considerato un po’ un fenomeno da baraccone. Oggi per fortuna assistiamo ad una evoluzione culturale, allenatori e Sci Club hanno compreso che le discipline veloci come sci e snowboard non sono l’unica offerta possibile.

Ci sono ragazzi portati per la velocità e ce ne sono altri interessati alla creatività e alla fantasia.

Finalmente si lavora su questa cosa straordinaria che è la fantasia. Quindi ora si guarda anche alle alternative: e attorno alle alternative abbiamo creato programmi con allenamenti specifici e strutture con attrezzature all’avanguardia, oltre che allenatori preparati.

Quindi è sentirti protagonista di un’evoluzione che ti affascina?

Sì. Direi che è proprio l’insieme di queste attività mi fa sentire parte di un sistema che evolve e che offre chance sportive ad una vasta platea di atleti, che oltretutto non saranno più considerati “figli di un Dio Minore”.













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