Il vescovo Tisi: “In Gesù il link con l’eternità e l’unica via per consolidare la pace”
In Duomo a Trento la messa per il primo dell’anno che coincide con la giornata mondiale della pace
TRENTO. “Gesù non è nel passato, è un eterno presente e la sua parola può cambiare la vita”.
L’esortazione dell’arcivescovo Lauro Tisi risuona nella cattedrale di Trento nel pontificale del 1° gennaio 2022, solennità di Maria Madre di Dio e 55esima Giornata Mondiale della Pace.
Don Lauro avverte la “tentazione, per molti, anche tra gli operatori pastorali, di provare ad essere convincenti riducendo l’annuncio evangelico a un appello etico alla solidarietà e all’impegno sociale”.
“Ma un cristianesimo senza Cristo – ribadisce l’Arcivescovo – è la decadenza dell’esperienza di fede”.
Ciò vale anche per il cammino di ricerca della pace, che lo stesso papa Francesco definisce “insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”: “Per lui – commenta monsignor Tisi richiamando il Messaggio del Papa per il 1° gennaio – è chiaro che la partita della pace vede protagonisti Dio e l’uomo insieme, non una sfida affidata solamente al nostro impegno generoso”.
E don Lauro aggiunge: “La fatica nel vedere affermarsi la pace, il tasso di conflittualità e violenza che continua a segnare le storie degli uomini denuncia in modo evidente che il mancato raccordo con il Dio della vita non permette alla pace di consolidarsi”.
“La location dell’incarnazione – una mangiatoia – libera il cuore da una falsa idea dell’onnipotenza di Dio. Dio si fa cibo, si fa pane, non chiede pane all’uomo”, argomenta Tisi. Nel Bambino di Betlemme “abbiamo il link con l’eternità” e “quando la nostra umanità fa spazio a questa eternità – conclude l’Arcivescovo – fiorisce la gioia, il futuro è libero dalla paura, rinasce la pace”.
Ecco il testo completo dell’omelia.
«Paolo, scrivendo ai cristiani di Colossi, afferma con forza: in Gesù “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. Nell’umanità di Gesù veniamo rassicurati che il tempo non è soltanto il debito pagato a Kronos che tutto divora. Ma è l’alveo nel quale abbiamo la possibilità di incontrare realmente e in modo personale Dio.
Egli è entrato nella storia, è vivo, si lascia trovare. Possiamo diventare contemporanei di Gesù. Egli non è nel passato, è un eterno presente. Ciò che è accaduto ai pastori nella grotta di Betlemme accade per noi oggi. La sua Parola “altra” può cambiare la nostra vita.
I dati sociologici sembrano tuttavia smentire la prospettiva di un incontro, grazie a Gesù, con un Dio personale. La tentazione, per molti, anche tra gli operatori pastorali, è quella di provare ad essere convincenti riducendo l’annuncio evangelico a un appello etico alla solidarietà e all’impegno sociale.
Ma un cristianesimo senza Cristo è la decadenza dell’esperienza di fede. Papa Francesco, nell’odierna Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace afferma con forza che “in ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”.
Per lui è chiaro che la partita della pace vede protagonisti Dio e l’uomo insieme, non una sfida affidata solamente al nostro impegno generoso. La fatica nel vedere affermarsi la pace, il tasso di conflittualità e violenza che continua a segnare le storie degli uomini denuncia in modo evidente che il mancato raccordo con il Dio della vita non permette alla pace di consolidarsi.
Chiediamo alla Madre di Dio di saper custodire e contemplare nel cuore, con lei, il Bambino di Betlemme in cui Dio si fa uomo. Potremmo allora riconoscere, con stupore e meraviglia, che in quel Bambino abbiamo il link con l’eternità. Ne è prova quella fame di vita, di felicità, di “oltre” che abitano il cuore di ogni uomo e di ogni donna, al di là del credo, della condizione sociale, dell’età.
In quel Bambino, deposto non a caso in una mangiatoia, trova risposta il nostro anelito alla vita. La location dell’incarnazione – una mangiatoia – libera il cuore da una falsa idea dell’onnipotenza di Dio. Dio si fa cibo, si fa pane, non chiede pane all’uomo. Si lascia consumare per lui. Ne è conferma l’Eucarestia che celebriamo.
In Gesù l’eterno entra nel tempo, rivelando che la patria di Dio è la terra del dono, della gratuità, di un amore che non dice mai basta. Quando la nostra umanità fa spazio a questa eternità fiorisce la gioia, il futuro è libero dalla paura, rinasce la pace. Non è un’utopia, è possibilità reale per ognuno di noi, come conferma la storia credente di tanti uomini e tante donne".