il caso

Il Tar trentino: più soldi dalle slot che dai caffè? Vanno comunque rimosse

Il locale di Storo si trova entro il perimetro di 300 metri dai luoghi sensibili e non può definirsi una sala giochi



TRENTO. Le slot nei bar che non rispettano il distanziometro vanno rimosse, anche se la maggior parte dei proventi del locale arriva dall'attività di gioco.

Così il Tar Trento, riporta Agipronews, sul ricorso presentato dalla titolare di un bar di Storo a cui il Comune aveva intimato lo scorso aprile la rimozione degli apparecchi.

In base alla legge provinciale contro la ludopatia del 2015, e alle sue successive modifiche, le slot presenti nei bar a meno di 300 metri dai luoghi sensibili andavano rimosse entro cinque anni dall'entrata in vigore della norma.

La ricorrente ha provato a far valere il fatto che lo spazio prevalente del locale è dedicato agli apparecchi, e i proventi ottenuti da questi sono più rilevanti della somministrazione di alimenti e bevande. L'esercizio sarebbe quindi una sala giochi, per le quali il termine per la rimozione degli apparecchi è fissato al 2022.

Tale lettura non è stata però condivisa dai giudici: la licenza per le sale, spiegano nell'ordinanza, viene rilasciata per le attività in cui l'attività principale è il gioco, mentre nel caso presente «la licenza è stata rilasciata per la gestione del gioco presso l’esercizio di somministrazione».

Il che sottolinea la «prevalenza dell’attività di bar rispetto alla attività di sala da gioco, che appare dunque accessoria e non principale».













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