Trento

Il ricordo di Giannantonio Manci, il sindaco Ianeselli: “La libertà fu in cima ai suoi ideali”

80 anni dalla morte del martire della Resistenza: le parole del sindaco Ianeselli, dal rispetto per i partigiani, ai valori di Manci 



TRENTO. Ad ottant’anni dalla morte di Giannantonio Manci, la commemorazione c’è stata a Trento presso Palazzo Geremia, con la deposizione di una corona alla Galleria dei Partigiani, e in Piazza Manci a Povo, con l’intervento della Circoscrizione, dell'Anpi Trentino e con i rappresentanti del comune. 

Manci, morì a Bolzano il 6 luglio 1944: si lanciò da una finestra degli Alti Comandi per evitare le torture già largamente subite e dovute alla cattura operata dalla Gestapo, per via del suo ruolo di capo locale del Comitato di Liberazione Nazionale, ma anche al ruolo avuto nella Brigata Cesare Battisti della Resistenza.

Il sindaco di Trento Franco Ianeselli, nel suo intervento, ha detto che "la sua morte fu la conseguenza di un crimine disumano, tra i più atroci del periodo dell'occupazione nazifascista". Manci, ha detto il sindaco, ha messo la "libertà in cima alla scala dei suoi ideali di 'socialista senza riserve', allergico ai dogmatismi e contrario alla dittatura sempre e comunque, che fosse di destra o di sinistra”.

“Nel suo testamento politico spiegava infatti che 'nessun bene reale o utopistico, vicino o lontano, vale il sacrificio della libertà che si attua nella competizione tra i partiti e nel rispetto dei diritti naturali degli individui'. 'La patria siamo noi', scrive ancora Manci, sottraendo il concetto al nazionalismo fascista”, ha proseguito poi il sindaco.

“Un altro aspetto di Manci che colpisce e che ha molto da insegnarci ancora oggi è la sua volontà, anzi la sua capacità di mettere insieme, di tenere unite tutte le forze antifasciste, laiche o cattoliche, socialiste o repubblicane. A Manci e a tutti i partigiani rinnoviamo oggi la nostra gratitudine postuma. Restituirono l'onore all'Italia, anteposero l'interesse collettivo a quello individuale, misero le basi della Repubblica e del nostro benessere. Per questo, dopo ottant'anni, non possiamo lasciare che la loro memoria sbiadisca", ha concluso Ianeselli. 













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