Il rapporto della Dia: così la ricchezza del Trentino Alto Adige attira le mafie

Grandi flussi di droga transitano nelle province di Trento e Bolzano. L’elenco delle inchieste, da Perfido sulla ndrangheta nelle cave di porfido all’operazione Sciamano sul traffico di stupefacenti



TRENTO. La ricchezza di Trentino e Alto Adige attira le organizzazioni mafiose. Ormai non è più una novità il contenuto del rapporto semestrale della Dia. Nella sezione relativa a Trento si rammenta l'indagine Perfido, sulle infiltrazioni della ndrangheta nella zona di del porfido di Lona- Lases e in valle di Cembra e - soprattutto - la recente indagine 'Black fog", che ha consentito di individuare due professionisti trentini ritenuti prestanome di alcune società di fatto amministrate da un soggetto "vicino" alla cosca reggina Iamonte.

In Alto Adige, "sebbene nel semestre non siano emersi eventi delittuosi connotati da caratteri di mafiosità", viene ricordata l'indagine "Freeland" del 2020, che ha consentito di appurare la stabile operatività della 'ndrangheta in Alto-Adige.

In entrambe le province autonome, vista anche la posizione geografica, transitano grandi quantità di stupefacenti e sono numerose le inchieste in questo senso. Nel rapporto si cita l'operazione "Sciamano 2", conclusa il 31 gennaio 2023 dai carabinieri di Cavalese, incentrata su un sodalizio multietnico attivo in Trentino Alto Adige e dedito al traffico di droga. 













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