Associazione

Il movimento trentino per la salute mentale porta in Giappone il “fareassieme”

Da Trento, il Movimento delle Parole ritrovate, in tour nel Paese per parlare dell’approccio per dare voce e presenza a tutti i protagonisti del mondo della salute mentale.



TOKYO. Si è svolta in diverse tappe del Giappone la trasferta de 'Il Movimento delle Parole ritrovate', l'associazione nata a Trento nel 2000 che si occupa della salute mentale, le cui attività sono diffuse in numerose regioni italiane.

Nel corso di quasi una settimana, che ha visto incontri coordinati a Kagoshima, nel sud ovest dell'arcipelago, a Osaka per un convegno organizzato dall'università locale, e nella capitale Tokyo, con la visita a un manicomio, il gruppo guidato dallo psichiatra trentino e referente nazionale, Renzo De Stefano, ha illustrato l'approccio del 'fareassieme': la possibilità di dare voce e presenza, alla pari, a tutti i protagonisti del mondo della salute mentale: utenti, familiari, operatori e cittadini. In base allo statuto, nel corso degli incontri regionali e nazionali - che sono diventati appuntamenti molto frequentati, i partecipanti sono in grado di scambiare opinioni sulle proprie esperienze e soprattutto riportare, applicando pratiche di fareassieme, qualità della vita a chi vive disagi psichici importanti e dalle sue famiglie. "In Giappone la risposta alla malattia mentale è sostanzialmente ancora ferma ai manicomi", spiega in un rapporto De Stefano, frequente viaggiatore nel Paese del Sol Levante.

"Strutture prevalentemente private in cui spesso il Direttore è anche il Proprietario della struttura che solitamente viene ereditata dal figlio maschio. E che orientano con il loro potere le politiche nazionali in tema di salute mentale". Le autorità, tuttavia, sono molto attente a quanto di efficace si fa nel resto del mondo per poi importarlo e 'copiarlo'. Tra queste, ad esempio, la riforma Basaglia che ha portato alla chiusura dei manicomi in Italia nel 1978, che è conosciutissima in Giappone ed anche guardata con ammirazione e positività. "Kagoshima è stata la parte più impegnativa e anche stimolante del tour", dice De Stefano. "Oltre al collegamento tra le 5 sale italiane e quella della prefettura, dove c'è stato un bel confronto incoraggiato da 30 interventi, 15 italiani e 15 giapponesi, abbiamo presentato il nostro approccio che ha sicuramente stimolato interesse e favorito, cosa inusuale per il Giappone, un confronto 'paritario' e una sorta di 'impegno' a ritrovarsi a scadenze mensili per costruire assieme un percorso finalizzato a produrre un cambiamento nella situazione della salute mentale di Kagoshima, con l'ambizione di esportarla anche in altre realtà giapponesi, considerato che al meeting anno partecipato in presenza e in streaming più di 100 tra professionisti utenti e familiari di altre città del Paese".













Scuola & Ricerca

In primo piano