Il caseificio di Agitu adesso lavora a pieno ritmo in Burundi
Orazio Schelfi racconta come l’attrezzatura della donna etiope uccisa in Val dei Mocheni a fine 2020 abbia trovato una nuova sistemazione in Africa grazie all’associazione “Il Melograno" di Brentonico. «La sala di lavorazione è stata dedicata a lei, abbiamo affisso una targa»
BRENTONICO. La delegazione dell’associazione “Il Melograno” di Brentonico attiva da vent’anni, guidata dal presidente Mauro Dossi e della quale fanno parte anche alcuni casari, fra cui Orazio Schelfi, che è anche allevatore, è rientrata dal Burundi portando con sé anche la prima forma di formaggio fatta a cuore a ricordo di Agitu Gudeto che il 31 dicembre del 2020 era stata barbaramente uccisa nel suo maso in Valle dei Mocheni.
Il nuovo caseificio, costruito da volontari dell’associazione, è stato attrezzato in una zona di montagna nell’Africa Subsahariana, a Murjnga una località a 170 km dalla capitale Bugiumbura. La località si trova a 1700 metri s.l.m. in una zona particolarmente vocata all’allevamento di bovine da latte in larga parte della razza pezzata nera, “come quella presente in Trentino oltre trent’anni fa, con una produzione a capo molto bassa di latte di qualità piuttosto scadente a causa dell’alimentazione molto povera delle mucche” spiega Orazio Schelfi, che settimanalmente frequenta i mercati per la vendita dei propri prodotti, il mercoledì ad Arco e il giovedì a Trento.
Nelle due settimane di permanenza in Africa, Schelfi, che ha una figlia studente a San Michele e un figlio casaro, ha fatto le prime prove di caseificazione con il latte crudo. “Purtroppo – precisa il casaro - la carica batterica è talmente alta che dopo pochissimi giorni le forme si erano già trasformate in palloni. Per cui anche con il consiglio di mia figlia abbiamo provveduto a sterilizzare il latte prima di caseificare, in questa maniera ha funzionato. Abbiamo portato alcune forme anche in Trentino e quando avranno un paio di mesi di stagionatura provvederemo a fare le analisi complete”.
Precedentemente altri soci dell’associazione avevano provveduto a costruire ex novo il caseificio e a montare le attrezzature. In parte l’Associazione Melograno di Brentonico aveva acquistato i materiali di Agitu Gudetu dopo la sua morte, così da proseguire il suo sogno in Africa, altre invece sono state acquistate a Parma oppure ex novo. “Molte attrezzature minori ma necessarie - afferma Schelfi – le ho portate io”.
L’associazione brentegana, dopo l’acquisto dei materiali di Agitu, si era attivata con l’acquisto e la realizzazione di una struttura in mattoni per ospitare tutte le attrezzature. “La sala di lavorazione - prosegue Schelfi – è stata dedicata con targa e foto all’allevatrice etiope-mochena, mentre il caseificio è stato dedicato a Eugenio Schelfi, grande donatore dell’associazione in passato”.
Il caseificio, costituito da 450 soci, può così risolvere un problema di eccedenza di latte che si verifica particolarmente nei mesi di maggior produzione da dicembre in poi. I soci del caseificio arrivano a produrre fino a 1000 litri di latte al giorno e solo in parte viene venduto come fresco, il resto dai 200 ai 300 litri giorno viene lavorato.
«Ma ci sarebbero altri 200 allevatori pronti ad entrare quando il caseificio sarà regime – racconta Schelfi – A quel punto si crea il problema della vendita del formaggio, problema risolto dalla delegazione brentegana, in quanto a Bugiumbura hanno incontrato un italiano che ha un grosso macello con cento dipendenti il quale ha assicurato che acquisterà tutto il formaggio prodotto. Ecco un esempio di cooperazione allo sviluppo che funziona e permette concretamente di “aiutarli a casa loro”».