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I gestori delle piscine trentine: “Senza aiuti a rischio fallimento”

Le società della provincia di Trento scrivono alla Giunta. “Nel 2002 le perdite di fatturato vanno dal 60 al 70 per cento”. Chiedono ristori, la riapertura e una campagna promozionale 



TRENTO. I gestori dei centri natatori della provincia di Trento lanciano un grido d'allarme relativamente alla situazione dettata dalla pandemia e alle chiusure imposte dal governo.

Chiedono ristori consistenti, lo sblocco della cassa integrazione per i dipendenti, una revisione delle convenzioni, un'accelerazione sulle riaperture e una campagna promozionale che permetta, al momento di ripartire, di tornare a una situazione sostenibile.

A firmare la lettera, indirizzata al governo e alla Giunta provinciale, praticamente tutti i centri esclusi quelli del capoluogo.

"Tutti assieme - scrivono - diamo lavoro a quasi 250 persone tra dipendenti e collaboratori. Riteniamo che i nostri impianti siano parte integrante e fondamentale dell'offerta turistica del Trentino perché quasi tutti sono nati per offrire i loro servizi soprattutto agli ospiti durante la stagione invernale e quella estiva.

Di fatto abbiamo quasi tutti in atto regolari convenzioni con i consorzi degli impianti di risalita o con gli hotel per abbinare i nostri servizi alla loro offerta. Le nostre piscine nella maggioranza dei casi non sono la classica vasca natatoria per uso agonistico sportivo, ma veri e propri centri acquatici dedicati alle famiglie, spesso corredati di centri benessere, palestre e altre facilities. Esse rivestono quindi il ruolo di centri di aggregazione e di sport".

Nonostante questo, spiegano gli enti, "hanno visto ridotta la propria attività per le chiusure forzate nel 2020 con perdite di fatturato che vanno mediamente dal 60% al 70%". Problemi si sono registrati anche con gli ammortizzatori sociali: "I nostri dipendenti sono in cassa integrazione e causa i ritardi cronici dell'Inps nell'erogazione dei sussidi sono in grande sofferenza.

Come datori di lavoro non abbiamo alcuna possibilità di anticipare nulla in quanto non abbiamo alcun ricavo, mentre i costi fissi dei nostri impianti sono sì ridotti ma non annullati perché, soprattutto nei mesi freddi, non è possibile spegnere completamente gli impianti se non andando a comprometterli irrimediabilmente".

I gestori ritengono i ristori statali insufficienti, "pertanto, lanciamo oggi il nostro grido d'allarme sperando che qualcuno ci ascolti, che capisca la gravità della situazione che rischia in modo concreto di portare alla chiusura di queste strutture e al fallimento delle nostre società.

Anche se in molti casi le strutture sono di proprietà pubblica, in questo momento sarebbe difficilissimo se non impossibile trovare nuovi gestori. Per salvare tutto questo chiediamo alla Provincia autonoma di Trento e al Governo un intervento importante che ci consenta nel breve periodo di sopravvivere e pensare concretamente alla riapertura".













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