Vive il ricordo del “B25j” che piombò sulla chiesa 

La rievocazione a Condino. Partecipata commemorazione con tanti bambini dell’epoca Don Vincenzo Lupoli ha ricostruito il tragico evento che uccise due frati del convento


Aldo Pasquazzo


Condino. Alcuni Condinesi, oggi 80enni, ma bambini all'epoca, hanno ancora negli occhi (e nella mente) quell'enorme “uccello di ferro” che andò a schiantarsi contro la costa della montagna che scoscende ad ovest dell'abitato di Condino, proprio là, dove 203 anni prima era stato edificato il sacro cenobio dei Frati Cappuccini, cenobio che venne in gran parte distrutto da quell’”uccello della morte” carico di bombe americane nel pomeriggio di quel 6 febbraio 1945.

Il velivolo militare, un bimotore modello “B 25j Mitchell”, denominato “Superstitious Aloysious”, faceva parte di uno stormo di 16 arei della 12ª flotta della Air Force Usa, colpito dalla contraerea tedesca nei cieli di Rovereto, venne dirottato dal capopilota e, per evitare di colpire obiettivi civili, dopo che i 6 componenti l’equipaggio si lanciarono con il paracadute, si schiantò sul fianco pedemontano della val del Chiese, distruggendo la chiesa di San Gregorio Taumaturgo e parte della costruzione cappuccina.

A 75 lustri di distanza il parroco arciprete di Condino, don Vincenzo Lupoli, ha voluto commemorare quel tragico evento, in cui incontrarono la morte due frati del convento, Padre Vittorio (Dario Avancini) da Campiello di Levico, di 25 anni, e fra Pio (Oreste Daldoss) da Vermiglio, di 47 anni, celebrando in quella stessa chiesa, ricostruita negli anni immediatamente successivi al dopoguerra grazie alla generosità dei Condinesi, di tutta la Valle del Chiese e di molti emigrati residente all'estero, la liturgia domenicale con grande concorso di popolo. Una vena di profonda commozione ha attraversato l'animo, specie nei più anziani, allorquando Ovidio Pellizzari con una lucida e documentata rievocazione storica dell'accadimento e il primo cittadino di Condino-Borgo Chiese, Claudio Pucci con un ricordo struggente di chi ha perso al vita e una sentita gratitudine verso i numerosi “ricostruttori”, hanno ufficialmente commemorato quella tragedia. Va anche ricordato come in quel drammatico episodio bellico, il comandante pilota dell’aereo, resosi conto che il velivolo non sarebbe più stato in grado di proseguire il suo volo, ha scelto di “spingerlo” contro una montagna nella convinzione che avrebbe in tal maniera evitato lo schianto in un luogo abitato a tutela delle vite dei civili residenti sul fondovalle. Così, dopo aver ordinato all’equipaggio il ”bail out” (l’abbandono del velivolo), il bimotore andò a schiantarsi dove sappiamo, mentre i sei aviatori vennero atterrati dai rispettivi paracaduti chi in val di Ledro (i primi 2), chi nella zona del Monte Rango (est di Condino), chi a Cimego, chi a sud dell'abitato di Condino: 5 di essi vennero catturati dai militari dell’esercito di occupazione germanico, mentre il sesto, caporale Thomas Joyce Maloney, un giovinotto di 22 anni della Pennsylvania, caduto proprio sui prati di Rango, incontrò i cugini Giuseppe e Fulvio Pellizzari “Pelicèr” che lo trassero in salvo e lo nascosero nella propria “ca da mut” fino alla fine della guerra. E anche di questo splendido episodio di solidarietà e fraternità umane è stata fatta mesi orsono una commossa rievocazione a Condino con la presenza dei figli di Maloney e dei membri delle famiglie Pellizzari di cui in primo piano Angela e poi Liliana e la cugina Gabriella.

Così per un giorno anche la chiesa del convento cappuccino di San Gregorio ha riaperto i battenti e soprattutto ha riaperto la mente ai condinesi meno giovani e il cuore a coloro che si affacciano ora alla vita pieni di sogni e di speranze, che escludano totalmente ciò che intacca la coesistenza pacifica delle persone e che nella rievocazione di questo tragico giorno rivivono la storia della propria piccola comunità, affinché essa si riaffermi come piccola oasi di pace e di serenità.















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