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Super-lavoro per i fornai: è il momento del “bociolà”

STORO. Il “bociolà” è e resta un dolce tipicamente storese. Un tempo lo si faceva in casa della sposa prima del rito matrimoniale nonché in occasione della sagra di San Lorenzo. Motta e Alemagna...



STORO. Il “bociolà” è e resta un dolce tipicamente storese. Un tempo lo si faceva in casa della sposa prima del rito matrimoniale nonché in occasione della sagra di San Lorenzo. Motta e Alemagna nemmeno esistevano. Ebbene anche stanotte i fornai di zona saranno alle prese con la deliziosa ciambella. Dal forno dei Pizzini a Gino Bonetti, dai pasticceri Marco Salvotelli ai Zontini del Dolce Peccato sarà una sfornata non stop. «Quando ero a Milano a fare pane - dice Bonetti - la ciambella con il buco la facevo all'avvocato Prisco, vicepresidente dell’Inter, mio abituale cliente». «Un tempo - raccontava nel 2013 invece il compianto pistore Mario Pizzini - a fare il bociolà ci si impiega tre giorni e altrettante notti. Allora con altri lavoravo al forno della coop e di anni ne avevo 19. Assieme a me c’erano Ferruccio Sai figlio di Dindio, Albino Beltramolli e Gino Giovanelli Remench. Stessa procedura si faceva anche dal Marenar e dal Daroit».

«La gente, per fare il dolce povero, portava a volte quel poco che aveva» dice Ferdinando Pizzini. Il successore di papà Mario prosegue. «La ricetta è semplice e casereccia: 6 etti di farina bianca, 1 etto e mezzo di zucchero, mezzo etto di burro e 3 uova».

Il lavoro è lungo e paziente e un po' di esperienza non guasta, anzi. La ciambella ha un procedimento lento che va rispettato. «Un tempo di bociolà se ne facevano 3 quintali e mezzo, ora circa la metà», aggiunge Ferdinando Pizzini che assieme alla moglie Susy e la sorella Shamanta portano avanti l'attività di famiglia.

Ma in concomitanza alla festa di San Lorenzo le tradizioni storesi vanno oltre. Il Cedis (Consorzio elettrico di Storo) dona ai propri soci delle confezioni di vino; poi lungo l'incamminamento verso la chiesetta la mattina del 10 agosto c'è la distribuzione del pane. Non ultimo la poetessa storese Virginia Grassi alla ciambella di San Lorenzo ha pure dedicato una poesia il cui testo fa da anteprima alla elegante confezione dei Salvotelli.

Sulla ciambella - panettone qualcosa di simile un tempo la si faceva anche a Condino per mano di Vincenzo Mazzocchi begnès, Cassiano Vaccani, Primo Bagatini in coop e Giuseppe Pellizzari con un suo forno. (a.p.)













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