Progetto di ricerca per svelare le Dolomiti
STREMBO. Il Parco Naturale Adamello Brenta lancia “BioMiti”, un nuovo progetto di ricerca che si propone di ottenere dati utili alla salvaguardia degli ambienti naturali delle Dolomiti di Brenta a...
STREMBO. Il Parco Naturale Adamello Brenta lancia “BioMiti”, un nuovo progetto di ricerca che si propone di ottenere dati utili alla salvaguardia degli ambienti naturali delle Dolomiti di Brenta a fronte dei processi di mutamento climatico in atto. Al momento è in atto una prima fase sperimentale che prevede diversi tipi di monitoraggio a differenti altitudini, dai 1.999 metri di altezza dei lariceti dell’alta Vallesinella fino alle pietraie di Cima Grostè, poste a 2.900 metri sul livello del mare. Da fine maggio alla settimana scorsa sono state approntate 6 stazioni di campionamento, una ogni 200 metri di dislivello, che vengono ora utilizzate per studiare la fauna e la flora del territorio e le loro interazioni anche in relazione al terreno dolomitico.
I dettagli sull'iniziativa li fornisce Andrea Mustoni, il responsabile del Settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco: «BioMiti è un importante progetto pluriennale che si propone di conoscere meglio la natura che caratterizza le Dolomiti, montagne che ancora oggi nascondono segreti meravigliosi che vanno tutelati per la bellezza dalla nostra vita e per le generazioni future. L'indagine sarà condotta sulla base di rilevamenti faunistici, floristici, climatici e geologici eseguiti dal gruppo di ricerca scientifica ed educazione ambientale del Parco con l’aiuto di alcuni tesisti. Il progetto si sviluppa anche grazie alla collaborazione con i ricercatori dell’Università di Sassari e con la sezione di zoologia degli invertebrati e idrobiologia del Muse. Nel tempo, verranno avviate ulteriori collaborazioni specialistiche che renderanno l’iniziativa unica nel suo genere. Gli ambienti montuosi sono particolarmente vulnerabili al rapido riscaldamento globale e ci si aspetta che nei prossimi decenni sull'Arco Alpino gli impatti sugli ecosistemi saranno ancor più drammatici. Per le caratteristiche intrinseche della ricerca e i fini che ci proponiamo con i nostri partner, BioMiti dovrà restare un cantiere aperto per anni. Una sorta di monitoraggio permanente, capace di fornire dati per conservare l’ambiente e gestirlo nel miglior modo possibile. Una responsabilità da Parco!». (s.m.)