Oltre mille figuranti a Storo per chiudere il Carnevale 

Il corteo. Più di 5mila persone ieri lungo il percorso. Il presidente della Pro loco Zontini: «Una 52ª edizione da incorniciare per la partecipazione». Folta delegazione anche da Tione


Aldo Pasquazzo


storo. Diciassette carri (che ha Storo non provoca “eptacaidecafobia”, ossia paura del numero 17, come in tante credenze popolari), quasi 1000 figuranti e 5.000 presenze ieri al Gran finale del Carnevale di Storo in tempo di Quaresima. Solo a notte inoltrata risultati e classifiche che andranno in pagina domani. Rispetto a martedì, comunque, a far lievitare i numeri della manifestazione carnascialesca storese tante delegazioni e rappresentanze di Tione, Bleggio, Valdaone, Cultura, Rendena, Tiarno e Roncone, che già di prima mattina erano protagonisti al bar caffè Centrale per una corroborante consumazione alla staffa. Una marea colorata di gente e di mezzi protagonisti per bravura, fantasia, impegno e che martedì a Tione hanno fatto ricrescere quella concentrazione di carri e maschere.

Il Gran Carnevale di Storo (al quale ora manca solo un logo ufficiale e una propria maschera personalizzata magari a dimensioni umane) ha nuovamente segnato un suo punto a favore dal fatto che tanta coreografia e un variopinto pubblico di ogni età e provenienza si è accodato a seguire le rispettive scenette che sono proseguite in maniera ordinata sino all'imbrunire. A tutti, indistintamente, con molta sportività, la gente ha riservato applausi e applausi ancora.

Organizzatori felici

«Una 52ª edizione da conservare e incorniciare che aumenta a pari passo con la crescita e la dimensione dei suoi stessi carri dove stavolta erano ben otto in più rispetto alla volta scorsa» raccontano Nicola Zontini, Luca Comai e Davide Canetti della fondazione Pro loco.

A rallegrare e rendere “piccante” lo svolgimento del carnevale un gruppo di ragazzi che, su una piattaforma di legno, in un angolo della strada, mimavano balli sensuali, coperti di pochi stracci e con pentole da cucina a coprire le “pudenda”. Uno spettacolo nello spettacolo. Ed era lì (dicono quelli di “Stor al ga talent ed inventiva” della Compagnia Hermann) che la gente si accalcava, applaudiva e poi ci tornava ancora. Anche questo è Carnevale.

La satira è di casa

Sui restanti carri si sono viste scenette satiriche (amministratori di ieri e oggi tra cascate e cedri in piazza de Comù o in Val d'Ampola, ma sempre di Storo), ma mai situazioni, momenti imbarazzanti o irriverenti.

Belli da vedere, superfotografati e da ricordare i tre carri che martedì hanno occupato le prime tre posizioni della classifica: “La Rocca Savana” della fondazione Zocchi, i Conden con “An po chi an po' la” e “Storo El Sheik” di casa Romiti, Coser e Luchini. Poi ancora quelli di seconda fascia “Tus taca cal juke box”, “Ci sarà qualcuno che”, “Dancing in the zuc lite” e “Leder Wine” dalla valle di Ledro.

A calamitare gli sguardi anche i gruppi di Storo e Arco di “Iris Dance”, gruppo di danza formato da una rappresentanza di quasi 50 donne, sotto la direzione artistica di Fabio Giacometti. A rendere il Carnevale di Storo ancora più colorato tantissime persone in maschera. Giunte da ogni zona del Trentino, per approfittare di una bella giornata di caldo primaverile e per tenere alto il motto carnascialesco “Semel in anno licet insanire”.













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