Dai Fanti di Castel Condino un regalo per Papa Francesco
Sono tre libri che raccontano la storia della comunità dai “4 sigilli” alla battaglia del monte Melino
CASTEL CONDINO. In occasione dell'ottavo anniversario dell’elezione a Papa la sezione Fanti di Castel Condino (il cui paese, che fa Comune, conta 220 abitanti) ha inviato in questi giorni a Papa Francesco tre volumi che raccontano storie della piccola comunità.
Il primo “4 Sigilli” racconta la vita di quatto figli di Castel Condino che hanno seguito la strada del Signore e ne sono stati apostoli sino alla morte. Il secondo su Don Domenico Tarolli da malgaro a venerato Padre dei Cariani di Birmania ripercorre la vita di parroco di Castel Condino per 52 anni missionario in Myanmar. Il terzo “Historia Magistra Vitae” è la raccolta delle iniziative organizzate nel 2015 in ricordo del centenario dalla battaglia del Monte Melino, che ha visto l’importante intervento di monsignor Luigi Bressan, già arcivescovo della Diocesi di Trento, nonchè Nunzio Apostolico nel sud-est asiatico, del cardinale Re (jn foto) alla celebrazione della Santa Messa del 13 settembre 2015, ma anche di monsignor Romera alla serata conclusiva che aveva come argomento “Condizioni e strumenti per una cultura della pace.
“Il nostro è un paese – scrive per l'occasione il sindaco Stefano Bagozzi – sulla montagna, come un vecchio addormentato, al quale però siamo profondamente legati e che cerchiamo di animare affinché la nostra gente si senta coinvolta e nessuno abbia a sentirsi solo”.
Ancora il primo cittadino. “Veniamo da un mondo contadino, fatto da persone dedite alla terra e all’allevamento del bestiame. Un mondo che ha visto modificarsi con il tempo i propri propositi ma, soprattutto, che è stato stravolto da quella globalizzazione che ha ulteriormente impoverito le nostre energie, sia materiali che umane: non ci toglie però la possibilità di sperare che la terra dei nostri padri possa essere anche quella dei nostri figli”.
Era la fine della prima guerra mondiale, ancora territorio austriaco, mentre il paese risultava linea di confine, con la sua gente trasferita all’interno dell’impero. Qui combattè la Brigata Toscana del 77° e 78° Reggimento di Fanteria, la stessa in cui era arruolato un tale di nome Giovanni, che conquistò il Monte Melino, il caposaldo più avanzato dello schieramento italiano nel Trentino meridionale.
Fu in quella circostanza che i Fanti della Brigata assunsero la denominazione di “Lupi di Toscana”. Il presidente sezionale Renato Bagozzi aggiunge: “ La memoria storica è un elemento imprescindibile del nostro essere e ci permette di non dimenticare da dove siamo venuti. Siamo componenti di una piccola Associazione che, accanto al doveroso onore ai caduti di tutte le guerre, organizza appuntamenti culturali che raccontano la cultura di un popolo, con i suoi lati positivi e con quelli negativi, per dar modo di imparare dai propri errori, ricercando una pacifica convivenza fra popoli e una pace duratura fra le Nazioni” .
Sindaco e presidente sezionale nella lettera al Papa colgono l’occasione per chiedere “un ricordo della nostra comunità nelle Sue preghiere, in particolare per i nostri giovani e le persone che stanno soffrendo. Lei è sempre nelle nostre e la sua guida rimane riferimento fondamentale per una comunità civile e cristiana disarmata di fronte ad una pandemia che ci ha allontanato nei rapporti più profondi e ha nascosto i nostri sorrisi. Rimaniamo nei nostri propositi, non appena saranno finite le limitazioni Covid, di poter partecipare con un importante rappresentanza della nostra comunità all’Udienza papale”.