«“Clisium”, la prima annata è andata anche troppo bene»
Successo inatteso. Il mercato ha risposto positivamente al vino bianco della Valle del Chiese Lolli: «Delle 1.600 bottiglie prodotte nel 2018 ne sono rimaste nelle scorte al massimo 150»
Valle del chiese. Il Clisium, il vino bianco della Valle del Chiese, è in commercio dal 24 maggio scorso, e a discapito del sentimento generalizzato di interesse e simpatia che lo circonda, alcuni soggetti del territorio, anche inseriti in contesto agricolo, mostrano ancora un certo scetticismo verso un prodotto nato per caratterizzare una valle intera dal punto dal vista vitivinicolo. Alla fine però più delle impressioni contano i fatti e allora, dati alla mano, come è andata la prima annata del Clisium?
Partenza lanciata
«Bene, anzi, forse persino troppo bene - risponde Nello Lolli, il presidente di Culturnova, l'associazione che ha fortemente voluto donare un vino alla Valle del Chiese - il Clisium piace molto e a poco meno di 6 mesi dalla commercializzazione in magazzino restano ormai pochissime bottiglie. La prima vendemmia ne aveva prodotte 1.600, oggi ne abbiamo sì e no 150. Con questi presupposti temo che finiremo tutta la scorta prima delle festività natalizie. Per certi versi è un peccato, ma meglio così che non sapere come venderle. È un ottimo segno e non possiamo che essere soddisfatti»
Piedi saldi a terra
Da qui a dire che il Clisium abbia sfondato comunque ce ne vuole, e, infatti Lolli, come le sue vigne tiene i piedi ben piantati per terra: «È troppo presto per parlare di successo - dice - questo è il primo anno del vino in commercio. Il buon risultato può essere frutto dell'effetto novità. Per vedere se il Clisium abbia attecchito o meno ci vorranno anni, però se mi guardo attorno vedo che le bottiglie le abbiamo vendute e stando agli esercenti che ho sentito, anche nei locali della zona il vino è apprezzato. Abbiamo avuto anche qualche piacevole sorpresa, ad esempio delle persone di Bologna che hanno chiesto espressamente il nostro vino alla cantina di Toblino, ma anche le bottiglie che abbiamo spedito in Friuli e persino in Russia. Magari sono solo amatori che hanno visto le nostre brochure, ma intanto fa piacere che ci abbiano cercati e tutto sommato mi sento di poter dire che dal punto di vista della remunerazione a fine anno i nostri soci potranno dirsi contenti».
Le prospettive
Se l'annata 2018 del Clisium è già praticamente andata esaurita c'è da chiedersi come sia quella appena conclusa: «Purtroppo faremo numeri più bassi dell'anno scorso - spiega Lolli - la stima di produzione è infatti sulle 1.200 bottiglie. La primavera fredda ha causato problemi durante la fioritura e il risultato è stato un calo della produzione. Per fortuna però la qualità dell'uva è stata ottima. Dal punto di vista di Culturnova non si tratta di un problema insormontabile. La nostra idea è crescere, certo, e per questo cerchiamo altri viticoltori, ma a mio avviso l'obiettivo dovrebbe essere attestarsi su una produzione annuale di 10 mila bottiglie all'anno. Il Clisium deve occupare una nicchia di mercato centrata sulla qualità e sulla territorialità. Non dobbiamo mai dimenticarci che tutto il nostro progetto si basa sull'idea di dare un vino caratteristico alla Valle del Chiese in modo da inserirlo fra prodotti tipici giudicariesi come la spressa, la farina e il salmerino, non di conquistare il mondo».
Il Clisium è un bianco, tanto che nelle intenzioni dell'inventore del nome, il paleografo Franco Bianchini, avrebbe dovuto chiamarsi "Album Clisium, cioè "Bianco del Chiese" in latino. All'inizio della sperimentazione si pensava anche a un rosso.«Al rosso non rinunciamo - conferma Lolli - c'è ancora da lavorare per arrivare a un prodotto che possa stare bene a tavola ma vogliamo dare alla Valle del Chiese anche un buon rosso. I presupposti ci sono».