«Cima Brenta è la “Regina delle Dolomiti”»
Renzo Springhetti, la guida alpina di Madonna di Campiglio, conferma: «Già dieci anni fa era così»
MADONNA DI CAMPIGLIO. Il fatto è certo, non ci sono dubbi di sorta, la Cima Tosa non è più la regina delle Dolomiti di Brenta, la più alta è la Cima Brenta, parola della guida alpina di Madonna di Campiglio Renzo Springhetti. La notizia è circolata circa un anno fa, ma con una serie di interrogativi e riserve relativamente a sofisticati strumenti, algoritmi di calcolo e diatribe varie sul punto di partenza per le misurazioni.
«Non c’è nulla di particolarmente complicato – assicura Springhetti, alpinista e guida alpina di origini solandre - già 10 anni fa, con la prima misurazione che feci grazie a uno strumento molto preciso come l’altimetro Tomme 9.000 e con il mio Gps, sulla Tosa era sparito il nevaio che ne fissava l’altezza a 3.173 metri, abbassando la quota a 3.135 metri, ogni anno tengo monitorata la misurazione con gli stessi strumenti e nulla cambia: il sorpasso della Cima Brenta (3.150) c’è stato e rimane, è di soli 15 metri, ma esiste».
Springhetti, per gli amici “Springa”, fa parte del Gruppo guide di Madonna di Campiglio dal 1980 e sulla Tosa è salito già a 15 anni.
«Da cima D’Ambiez quando io ero un ragazzo allora c’era neve fino all’attacco del Crozzon di Brenta, oggi invece la Vedretta dei Camosci non esiste più e dunque occorre stare molto attenti perché la scalata alla Cima Brenta, mancando la neve è diventata più impegnativa».
Ultimamente assistiamo a distacchi di massi in quota a causa dello scioglimento dei ghiacciai, sta diventando pericoloso l’alpinismo?
«Non tutti i distacchi sono causa dei cambiamenti climatici ricordo distacchi di massi importanti durante tutto il mio lavoro di guida alpina, ci sono sempre stati, è un fenomeno naturale, la montagna dolomitica è in movimento da sempre. Se invece guardiamo il Canalone Neri, che una volta per qualche spericolato funambolo alla Tone Valeruz si poteva percorrere con gli sci, oggi sul canalone è scomparsa la neve perenne e questo è un caso emblematico di che cosa stanno producendo i cambiamenti climatici».
Ha sentito parlare dell’ultimo distacco di un enorme masso sulle Bocchette in agosto?
«Certo ero in zona con dei clienti da Cima Sella si è staccato un blocco grande come una casa ed è stato un miracolo che non abbia colpito nessuno. Un gruppo di inglesi si trovava poco prima della frana, mentre la guida alpina Stefano Benedetti con i suoi clienti aveva appena oltrepassato quel punto ed era già sulle scalette. Il sasso è caduto sul bivio del sentiero Dallagiacoma».
Lei ha grandissima esperienza oltre a capacità oggettive, che cosa si sente di dire a chi va in montagna oggi?
«Se si adottano le precauzioni imposte dalla propria preparazione, capacità, esperienza, buon senso, rispetto della montagna e delle sue regole, arrampicare non è più pericolo di trovarsi in autostrada del nord Italia nelle ore di punta».