«Attività e valle rovinate dal viadotto»
Agrone, preoccupati Mariano e Vittorio Facchini gestori della “Troticoltura Sorgenti Feido”: «Non c’è difesa del territorio»
AGRONE. Con l'espressione «eterogenesi dei fini» si intendono le conseguenze impreviste di azioni intenzionali. Un concetto che pare calzare a pennello rispetto a quanto accaduto a Pieve di Bono-Prezzo nella frazione di Agrone, dove Mariano e Vittorio Facchini, gestori della "Troticoltura Sorgenti Feido", sollevano il problema di come la costruzione di un gigantesco viadotto abbia influito sulla loro attività, sul territorio circostante e potenzialmente sullo sviluppo turistico correlato.
«Quando sono iniziati i lavori per erigere il pilone del viadotto della circonvallazione di Pieve di Bono - spiegano i 2 imprenditori - lo scavo è sceso in profondità, più di 9 metri. Il punto prescelto però corrispondeva alle sorgenti presenti sopra la nostra pescicoltura e questo ha causato problemi. Quando hanno micropalificato, la nostra acqua s'è intorbidata, causando la moria delle trote più piccole. Un danno per il quale, va detto, siamo stati risarciti. Inoltre le sorgenti a monte che ci fornivano acqua fresca necessaria ad una troticoltura di qualità hanno smesso scorrere. Ci hanno detto che al momento di completare i canali di scarico della strada ci faranno anche un tubo di drenaggio per ripristinare quanto abbiamo perso, visto che la sorgente non si è inabissata. Vedremo. Va precisato che la ditta che si occupa dei lavori non ha colpe. Loro sono meri esecutori di un progetto, si sono sempre comportati bene e non abbiamo rilievi da fargli. Il problema semmai è l'aver scelto di scavare dove passava acqua, pur essendo stati avvertiti della situazione reale».
Mariano e Vittorio Facchini infatti avevano segnalato che l'opera avrebbe inciso sulle sorgenti: «Abbiamo inviato una lettera alla Provincia - specificano - avvertendo che si andava a realizzare un ponte le cui fondamenta avrebbero intercettato acque sotterranee. Il nostro timore era che scavando si fessurasse qualcosa nel sottosuolo facendo prosciugando i flussi. Ci hanno risposto che in base alle loro mappe le sorgenti risultavano posizionate una particella più in basso rispetto alla sede prevista per il pilone e sono andati avanti. Appena si è cominciato a scavare l'acqua ha cominciato a ribollire in superficie e per poter procedere hanno dovuto usare le pompe. Sono anche stati fortunati, perché hanno scavato in un periodo molto siccitoso. Lo avessero fatto quest'anno o nel 2014 allora le cose sarebbero andate in modo diverso. In ogni caso le sorgenti pare si siano salvate, vedremo se ci ridaranno l'acqua».
Ci sono però dei rilievi più profondi: «Questa valle era tutta verde, solcata da un torrente. Una cartolina. Adesso quegli scorci sono persi per sempre - considerano i signori Facchini - Si parla spesso di difesa del territorio, turismo "green", ecc. Poi si costruisce così. I territori di montagna svantaggiati come il nostro, se non puntano sul paesaggio e sulla vivibilità cosa fanno? Si va tutti a vivere a Trento, dove almeno ci sono i servizi? C'è anche un problema di programmazione. Se decidi di portar via il traffico dal centro del Comune e rinunci al commercio che deriva dal passaggio allora devi sopperire rendendo attrattivo il patrimonio paesaggistico che hai. Se invece te la giochi così, allora fai danno al commercio e al turismo e non ti resta niente in mano».