Acquedotto Sorino, partita aperta

Bando in scadenza, finanziamenti rinviati. Ma dai Cmf di Storo e Condino ok alla ristrutturazione


di Stefano Marini


STORO. Da Trento è arrivato uno stop al progetto di sistemazione dell’acquedotto del Sorino, ma i Consorzi di miglioramento fondiario di Storo e Condino non mollano e rilanciano. L’altra sera i rappresentanti dei due Consorzi si sono riuniti nella sede della cooperativa Agri ’90 per un'assemblea zonale rivolta ai proprietari di fondi limitrofi al torrente Sorino e le notizie portate dai presidenti Ivano Marotto (Cmf Storo) e Domenico Spada (Cmf Condino) alla ventina di presenti non sono state delle migliori. Il progetto di sistemazione dell'ingegner Salvatore Moneghini non è più attuabile. Le regole del nuovo bando provinciale per finanziare le opere idrauliche prevedono che ciascun Cmf possa operare esclusivamente sul proprio territorio di competenza. Storo e Condino avevano presentato un progetto condiviso. Considerato che il bando scade il 31 ottobre, mancherebbero i tempi tecnici per presentare due proposte separate e per ora i Cmf dovranno rinunciare a chiedere i finanziamenti e aspettare la riapertura del bando.

Spiega Domenico Spada: «L’assemblea di lunedì sera ha votato all’unanimità la ristrutturazione e la messa in sicurezza dell’opera di presa che a differenza dei ramali può essere gestita congiuntamente dai Cmf, resterà in comproprietà al 50% fra i due sodalizi così come la gestione dei costi, ma l'operatività effettiva sull'acquedotto spetterà a Condino e non più a Storo. I Cmf provvederanno a far progettare 2 ramali di acquedotto, 1 per Storo e 1 per Condino. Infine verranno valutate delle riperimetrazioni dell’area interessata dagli interventi idraulici, eliminando le parti di bosco e allargandosi invece verso prati potenzialmente interessati ad essere serviti dall'acqua. Le progettazioni resteranno in capo all'ingegner Moneghini».

Spada non vuole che si parli di frattura fra Storo e Condino: «Fra i due consorzi non c’è rivalità, bensì collaborazione. La divisione dei ramali è conseguente alle decisioni provinciali, ma siamo già d’accordo con il presidente Marotto di provare a valorizzare tutta l’area compresa fra Agri ’90 e Gabogas, introducendo coltivazioni come il castagno, piccoli frutti, e vite nella zona alta. Già a Trento ci considerano una zona periferica: se litighiamo fra noi non facciamo altro che danneggiarci a vicenda, invece io credo si debba lavorare assieme per dare valore a ciò che condividiamo».

Il problema di fondo è sempre quello: i costi a carico dei consorziati. Con i suoi bandi la Provincia finanzia gli interventi sulle opere idrauliche all'80%. Nel caso del Sorino si sarebbe trattato di 384 mila euro. I restanti 96 mila avrebbero dovuto metterceli i beneficiari delle opere idrauliche, in caso di minima partecipazione circa 5 mila euro a testa, non proprio bruscolini. Un’obiezione cui Spada risponde sicuro: «Tutti quelli che già usufruiscono dell’acqua sono disponibili a sostenere le spese e più saranno gli aderenti più la cifra pro capite calerà. Quello che tutti devono capire è che non si deve guardare al valore odierno dei prati, ma al loro potenziale. Se sviluppati con colture adeguate, la spesa di oggi si tradurrà in un grande investimento domani».

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