Gioco d'azzardo, proroga per rimuovere le macchinette mangiasoldi. Degasperi attacca la Provincia
Impennata degli introiti derivanti dal gioco. Nel 2017 si prevedevano 32 milioni di euro, saranno 55 nel 2019. L'esponente del M5S: "Le istituzioni sono in evidente conflitto di interesse"
TRENTO. «A parole in Trentino sono in molti a condannare la piaga del gioco d'azzardo. Il Consiglio si è più volte espresso, sia con norme che con atti di indirizzo, tutti univocamente tesi ad assegnare alla Provincia il ruolo di argine contro il diffondersi per ora incontrastato di questo fenomeno. Purtroppo come spesso capita numeri e fatti raccontano un'altra verità».
Ad affermarlo è il consigliere provinciale trentino M5s Filippo Degasperi, dopo un emendamento approvato con l'assestamento di bilancio. «Vien da dire che purtroppo la Provincia autonoma di Trento, grazie a scommesse & c. - prosegue il consigliere - incassa decine di milioni di euro. E ciò pone l'istituzione in evidente conflitto di interesse. Contrastare il diffondersi delle dipendenze potrebbe comportare la rinuncia a parecchi quattrini».
«Per rendersene conto basta leggere la sequenza degli ultimi bilanci. Nel 2017 si prevedevano 32 milioni di euro in entrata dall'imposta su pronostici, concorsi e scommesse. Ma, nonostante il dispiegarsi degli effetti della L.P. 13/2015 (interventi per la prevenzione e la cura della dipendenza da gioco) la quota delle giocate che finisce nelle casse provinciali schizza a quasi 51 milioni di euro (2018) per crescere ancora, inesorabilmente, nei due anni successivi: 55 milioni per il 2019 e 56 milioni per il 2020».
«Evidente quindi - conclude Degasperi - che nemmeno la Provincia ritiene le sue stesse iniziative efficaci, con buona pace di chi si prodiga quotidianamente per aiutare chi finisce in questo circolo vizioso. La conferma si è avuta ieri quando con l'emendamento numero 42.1 all'articolo 28, allegramente approvato dall'aula con 20 sì e 8 no, gli anni previsti per rimuovere le macchinette mangiasoldi passano da 5 a 7».