Val di Fassa, da metà marzo le piste si svuotano: allarme 

Assemblea Apt Fassa. Daniele Dezulian, presidente Consorzio impianti a fune, chiede all’Apt «di prendere a cuore la problematica, è un segnale allarmante. Servono iniziative di contrasto»



Canazei. I dati turistici dell’inverno 2018-2019, presentati il 24 maggio nel corso dell’assemblea dei soci dell’Apt di Fassa, mettono in evidenza una flessione del -3,93% degli arrivi e del -3,3% delle presenze. Un risultato meno performante rispetto alla stagione invernale precedente che, però, è stata la migliore degli ultimi dieci anni. Da tenere presente poi che nel medio periodo (cinque anni), in termini di presenze, gli italiani sono aumentati del +2,3%, e gli stranieri del +11,5% con una variazione positiva sul totale del +5,6%. Tra i mercati stranieri (che rappresentano il 37% delle presenze complessive) in crescita, nell’inverno appena terminato, si evidenziano la Polonia e la Repubblica Ceca.

Sforzi dopo “Vaia”

Certo, preoccupano le difficoltà di inizio stagione - la cui apertura, grazie al grande lavoro delle società d’impianti, è stata rispettata nonostante i problemi causati dalla tempesta Vaia - e della coda di stagione, quando (dopo il 24 marzo) gli ospiti sono nettamente calati. «Chiedo al neoeletto cda - ha detto Daniele Dezulian, presidente del Consorzio impianti a fune Val di Fassa e Carezza - di prendere a cuore la problematica perché è un segnale allarmante di una tendenza che vede, in particolare gli italiani, abbandonare le piste da sci nella seconda metà di marzo. È una questione che va affrontata con urgenza per mettere in campo iniziative che contrastino l’andamento».

Le preoccupazioni

Di parere analogo Walter Nicolodi (Union Hotels) che ha sottolineato come la stagione invernale rischi di contrarsi troppo. «Negli ultimi inverni a dicembre ci sono state scarse precipitazioni nevose che, in parte, hanno compromesso l’inizio stagione, dall’epifania alla fine di gennaio le presenze turistiche si contraggono, a metà marzo gli sciatori sono pochi: se continua così rischiamo di lavorare 3 mesi scarsi. Da anni sostengo la necessità di dare slancio a questi periodi critici con eventi per diventare più attrattivi».

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